Cronaca

Giubileo degli Adolescenti,
l'entusiasmo dei 340 cremaschi

Un’esperienza unica di festa e entusiasmo, ma anche di fede e confronto interculturale, è quello che ha caratterizzato il Giubileo dagli Adolescenti, che nonostante la morte di Papa Francesco e la sospensione della canonizzazione di Carlo Acutis, è stato vissuto da circa 200 mila ragazzi giunti a Roma e provenienti da tutto il mondo. Tra questi anche 340 cremaschi, tra adolescenti, educatori e accompagnatori.

“Come tutte le esperienze dei Giubilei o comunque dei raduni con più ragazzi, è stata un’esperienza davvero molto colorata, molto bella – spiega don Stefano Savoia, Direttore dell’Ufficio Pastorale Giovanile della Diocesi di Crema – dove innanzitutto abbiamo avuto anche il grande dono di poter far visita alla salma del Papa e perciò è stato un dono nel dono pur nella fatica di una grande perdita. I ragazzi come sempre si manifestano oltre ogni risorsa, è veramente qualcosa di spettacolare. Nonostante le fatiche, perché è chiaro che queste esperienze portano delle fatiche, loro sanno tirare fuori delle risorse grandissime”.

“I momenti più significativi sono sicuramente la grande fraternità che abbiamo vissuto e poi la Via Lucis, dove ci siamo radunati per la prima volta come adolescenti e ragazzi italiani e poi la visita, perché è riuscito alla salma del Papa, che è stato un momento molto toccante, perché abbiamo visto una Chiesa in cammino, una Chiesa che ha amato tanto Papa Francesco e poi le esperienze della fede nelle varie piazze romane per poi concludere ieri con la messa del Giubileo in Piazza San Pietro”, commenta don Stefano Savoia.

Un giubileo particolare da orfani senza il calore e la presenza di Papa Francesco, la cui mancanza è stata vissuta dagli adolescenti con un cuore che ha aperto alla speranza. “Sono stato raggiunto da alcune lettere, da alcuni messaggi, da alcune confidenze dei ragazzi che mi hanno aperto il cuore e la mente nel dire la grazia, lo spirito agisce, per fortuna e menomale, oltre a quanto sappiamo fare noi”, conclude don Stefano Savoia.

Il servizio di Sabrina Grilli

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