Cronaca

Cappuccini Sabbioni: ieri sera
assemblea dei parrocchiani

La presenza cappuccina a Crema, in particolare al quartiere Sabbioni è a dir poco connaturata con la stessa storia del luogo e dei suoi cittadini, attraverso le epoche storiche. I Cappuccini ai Sabbioni ci sono fin dal 1575, in pratica sono arrivati a Crema appena dopo l’approvazione papale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, con la Bolla emanata da Papa Clemente VII nel 1528. Basta questo per far capire quanto sentito sia l’argomento relativo all’addio dei Frati dai Sabbioni, la cui notizia è circolata nelle scorse settimane, dopo una riunione in Episcopio alla presenza dei membri del Consiglio pastorale, del vescovo monsignor Daniele Gianotti, del parroco fra’ Tommaso Grigis, degli altri tre frati e di padre Angelo Borghino, ministro provinciale dei Cappuccini lombardi. Tanto sentito l’argomento, da far ritrovare ieri sera i parrocchiani dei Sabbioni presso la chiesa di San Francesco e San Lorenzo martire, per un’assemblea pubblica, alla quale ha partecipato lo stesso vescovo Gianotti, dimostrando grande disponibilità all’ascolto. Un’assemblea, ci ha detto prima dell’inizio Alfredo Moretti, segretario del Consiglio pastorale, voluta per informare della situazione tutti i parrocchiani, preoccupati oltre che per la partenza dei Frati, per quello che potrà essere il futuro, la gestione delle strutture, dall’oratorio al convento, la futura Unità Pastorale con Ombriano, tenuto conto della necessità di avere un punto di riferimento in grado di farsi carico del coordinamento delle molteplici iniziative, ormai consolidate in più ambiti in questi anni, con i tanti volontari.

Alle 21 la chiesa è piena, il vescovo Gianotti arriva puntuale e il parroco, fra’ Tommaso Grigis prende il microfono per l’intervento introduttivo, ricordando la figura di fra’ Eugenio Perolini venuto a mancare ieri mattina. Nelle parole del francescano, centrale la questione del crollo delle vocazioni, “un grave problema che ci attanaglia tutti, perché è impensabile che ci possano essere le chiese piene, se i seminari sono vuoti”. Meno vocazioni, meno preti, meno frati, la coperta è troppo corta (nella Diocesi di Crema ci sono 80 preti, 52 dei quali attivi, ndr), ed ecco che queste decisioni sofferte non possono che essere prese, ancor più, per i Frati che in questi anni hanno fatto scelte analoghe in altre zone della Lombardia, del Trentino, del Veneto. “La fede non è più praticata, non c’è una cultura attorno a noi che la favorisce” dice fra’ Tommaso. Da parte sua monsignor Gianotti nel saluto iniziale ha rappresentato il rincrescimento della Diocesi per l’addio dei cappuccini ai Sabbioni: “Ci stringe il cuore, non solo per parrocchia, ma per il segno della presenza della vita consacrata maschile che si riduce nella nostra Diocesi, limitata ora ai missionari dello Spirito Santo a S. Maria. Ma non piangiamoci addosso – ha detto il vescovo esortando il fedeli – anche dalle crisi si possono trovare spazi di vita, perché la comunità dei Sabbioni dovrà continuare a vivere e dobbiamo cercare insieme la modalità. La fase di transizione che abbiamo davanti, ci servirà per capire come continuare ad essere una bella e buona comunità cristiana” ha concluso il vescovo, mettendosi in ascolto dei sentimenti rappresentati dai parrocchiani, i quali sono intervenuti numerosi, con parole appassionate, rattristate per l’addio dei Frati e preoccupati per il futuro.

Il timore di tutti, al dì là della stessa presenza costante dei Frati quale punto di riferimento, è rappresentato dalla prospettiva da cui guardare alla gestione futura delle funzioni religiose, l’oratorio, il convento, il sostegno economico. Applausi quando dai vari interventi è stato detto: “Abbandonare è il segnale più sbagliato, perché il quartiere ha bisogno che sia mantenuto vivo il focolare rappresentato dalla presenza dei Frati”. Tra le proposte emerse, quella di provare a percorrere la strada di un’eventuale permanenza di una comunità di frati, magari anche anziani, senza responsabilità dirette nella parrocchia, idea condivisa anche da monsignor Gianotti. “Io non ho progetti miei, già oggi – ha detto il vescovo – vorrei che già il momento di questa sera, fosse il primo passo di un cammino condiviso. Io come vescovo ho responsabilità di assicurare le condizioni che possono permettere la prosecuzione della vita cristiana in questa parrocchia, tenendo conto delle risorse che abbiamo”, ha commentato il vescovo, richiamando più volte pazienza, fiducia, ascolto reciproco, quali elementi che aiuteranno a costruire insieme il futuro.

Per fra’ Tommaso però, i probabili due anni di transizione prima dell’addio dei cappuccini, non dovranno essere visti come una lenta agonia: “Ho in mente altri progetti, poi si vedrà chi li porterà avanti”. Dei cambiamenti che destabilizzano ha parlato fra’ Max, ma anche della necessità di avere una sguardo più ampio al mondo e ad una realtà, quella dell’ordine francescano, che non si sposa con quella della gestione di una parrocchia, in un quadro di forte carenza di risorse umane.

Nessuna soluzione precostituita dall’assemblea di ieri, ma la costatazione di una parrocchia un po’ disorientata, consapevole della necessità di non disperdere ciò che è stato fatto, per tenere la comunità viva e fiorente.

Ilario Grazioso

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