Cultura

"Ciao Vita": al San Domenico
si presenta l'ultimo romanzo di Rigosi

Lunedì 25 ottobre lo scrittore Giampiero Rigosi presenterà il suo romanzo, “Ciao Vita: ovvero il valore dell’amicizie e delle promesse” nella sala Anelli del teatro San Domenico, con inizio alle 20.45 e ingresso libero fino a esaurimento dei posti (per entrare è necessario esibire il Green pass). L’autore converserà con Mattia Tortelli e, come da tradizione è previsto l’accompagnamento  musicale di due giovani talenti cremaschi: Chiara Marinoni e Matteo Bacchio.

C’è anche un omaggio a Cremona, o meglio a un cremonese di peso nel mondo letterario: Vitaliano, uno dei due protagonisti, è nato e cresciuto all’ombra del Torrazzo, “Non è per caso — spiega l’autore—. A darmi la spinta decisiva per completare questa stpria è stato un grande amico e un grande scrittore: Sandrone Dazieri. Gliene ho reso merito facendo crescere Vitaliano nella sua città”.

Per dirla con parole sue, “è una storia dura, difficile da raccontare, che ho preso e lasciato numerose volte” quella che racconta Giampiero Rigosi, tornato nelle librerie con il romanzo “Ciao Vita” dopo dieci anni di assenza, un lungo periodo durante il quale ha scritto radiodrammi e collaborato con diverse fiction televisive, tra cui Distretto di Polizia, l’Ispettore Coliandro e Crimini. Per il cinema, ha collaborato con Roberto Faenza alla sceneggiatura del suo film Prendimi l’anima e ha scritto, assieme a Fabio Bonifacci, la sceneggiatura di “Notturno bus”, il giallo che lo ha imposto al grande pubblico.

Come per tutte le manifestazioni del Caffè Letterario, anche questa è stata resa possibile dal contributo delle aziende che sostengono l’associazione culturale: Associazione Popolare di Crema per il territorio, Banca Cremasca e Mantovana, Sparkasse, Comitato Soci Coop di Crema, libreria La Storia di Crema, il quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, Teicos di Pandino e, naturalmente, la Fondazione San Domenico che ospita gli appuntamenti.

LA TRAMA – Sergio è un regista affermato, vive a Roma in una casa accogliente, con una compagna elegante e sicura di sé. Ma una sera riceve una telefonata in cui lo informano che Vitaliano, un vecchio amico che non vede da tantissimo tempo, sta attraversando la fase terminale di una rara malattia degenerativa.

La notizia lo mette di fronte a un patto che si scambiarono quando erano due adolescenti inquieti e ribelli. Sergio e Vitaliano si sono conosciuti sui banchi delle scuole medie, nella Bologna degli anni Settanta, e per un decennio sono stati inseparabili: idealista, tormentato, ma studioso e posato il primo, istrionico, provocatore e animato da una vena autodistruttiva il secondo. La loro è stata un’amicizia profonda, cementata dalle passioni comuni per la letteratura, la musica e il cinema. Hanno condiviso viaggi, serate in osteria, la ferita dell’attentato alla stazione, un grande amore, la loro relazione viene persino lambita dall’ombra dell’eroina.

Fino a che un momento di incomprensione profonda non li ha separati. A riavvicinarli dopo più di trent’anni è proprio la malattia di Vitaliano. La difficile decisione davanti a cui Sergio si trova – e che in diversi momenti cerca di eludere – si rivela anche un’occasione per rimettere in discussione la sua esistenza, il senso del suo lavoro e le relazioni professionali e affettive.

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