Cronaca

Crisi suinicultura, allarme anche dalla Regione. A Cremona allevati 969.149 capi

AGGIORNAMENTO – Sono oltre 100mila i posti di lavoro messi a rischio dalla crisi delle stalle italiane dove si allevano i maiali per le produzioni di prosciutti e i salami Dop della tradizione Made in Italy, del quale il nostro territorio è importante esponente: basti pensare che a Cremona sono allevati ben 969.149 suini, oltre 1/5 del totale lombardo (4.493.125).

A lanciare l’allarme è il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nelle lettere scritte ai ministri dell’Agricoltura Teresa Bellanova, della Salute Roberto Speranza e degli Esteri Luigi Di Maio sulla pesante crisi generata dall’emergenza Covid. Per questo – afferma Prandini – nella prossima legge di Bilancio è necessario prevedere forme di sostegno sul piano fiscale per i produttori di carne suina e, nello specifico, attraverso l’aumento della percentuale compensazione Iva fino al 10%.

FILIERA A RISCHIO – “La filiera suinicola è strategica per il Paese con un valore di oltre 20 miliardi di euro e 8,3 milioni di capi allevati, ma è anche uno dei settori più esposti alle conseguenze delle misure di contenimento della pandemia” dice Prandini nel sottolineare che “livello di quotazioni il prezzo dei suini si è ridotto da marzo a giugno di oltre il 36%, e da ottobre a novembre di oltre il 17%, con una tendenza che è strettamente collegata alla chiusura e alla limitazioni della ristorazione e perdite così importanti mettono a rischio la tenuta stessa dell’intero sistema di allevamento e trasformazione, tenuto conto della destinazione di oltre l’80% dei suini nazionali a salumi di eccellenza Dop”.

Il quadro economico è reso più critico dall’inatteso aumento delle materie prime per l’alimentazione dei suini che rappresenta quasi i due terzi del costo totale dell’allevamento. L’emergenza Covid sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime nel settore agricolo che – sottolinea la Coldiretti – ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.

L’ALLARME PESTE SUINA – Ma a preoccupare gli allevatori è anche “il rischio di ingresso della Peste Suina Africana sul territorio nazionale contro la quale è necessario tenere alta la guardia fino al blocco delle importazioni di animali vivi da zone che possano rappresentare una minaccia veicolata dai cinghiali, di cui è fondamentale il contenimento della popolazione” evidenzia ancora Prandini.

LE RICHIESTE DI COLDIRETTI – Di fronte a questo drammatico scenario – continua Prandini – è necessario intervenire con urgenza con nuove risorse a sostegno dell’intero comparto suinicolo, a partire dagli allevamenti di scrofe che rappresentano il primo e fondamentale anello della filiera 100% italiana che può contare adesso sull’entrata in vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’indicazione di provenienza su salami, mortadella, prosciutti e culatello per sostenere il vero Made in Italy e smascherare l’inganno della carne tedesca o olandese spacciata per italiana”.

“Con il crack della zootecnica – conclude Prandini – è quindi importante il via libera agli aiuti per gli allevamenti che risponde alle richieste di Coldiretti e di Filiera Italia di tutelare un settore strategico per il Made in Italy a tavola. Il decreto prevede un incremento del sostegno agli allevamenti di maiali – sollecitato da Coldiretti – con l’aumento fino a 30 euro dell’aiuto già previsto per le scrofe, che oggi è fissato fino a 18 euro, raddoppiando così la dotazione. E’ importante ora utilizzare subito questi fondi che, se non utilizzati entro fine anno rischiano di andare persi”.

LE RICHIESTE DI REGIONE LOMBARDIA – Al grido d’allarme si unisce anche a voce dell’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia, Fabio Rolfi: “Chiediamo al Governo di inserire nella legge di Bilancio l’aumento della percentuale di compensazione Iva fino al 10% per i produttori suinicoli. Serve un intervento immediato a burocrazia zero per un settore che sta alla base della Dop economy dell’agroalimentare italiano e che sta soffrendo più di altri gli effetti della crisi. La Lombardia è la prima regione italiana per capi allevati. Il comparto non può più attendere l’immobilismo di Roma” ha evidenziato.

“Condividiamo l’appello di Coldiretti: servono forme di sostegno fiscale per i produttori di carne suina. Il ministro Bellanova batta un colpo. I nostri allevatori hanno bisogno di una boccata d’ossigeno visto che rappresentano un asset strategico per l’economia italiana. Fino a questo momento dallo Stato è arrivato il nulla totale sul tema della prevenzione della peste suina, visto che il contenimento dei cinghiali selvatici è stato azzerato, e il sostegno economico è rappresentato solo dai bandi indigenti elaborati tardivamente e che non hanno una strategia a medio termine”.

“La Lombardia – ha concluso l’assessore Rolfi – vuole lavorare per unire la filiera suinicola e facilitare il rapporto istituzionale volto a una programmazione sinergica tra produttori, trasformatori e stagionatori. Questa crisi dovuta al blocco del canale Horeca va affrontata con capacità, rapidità ed efficacia visto che il prezzo dei suini si è ridotto da marzo a giugno di oltre un terzo del valore e da ottobre a novembre di oltre il 17%”.

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