"Opere palesemente false". In
aula il nipote del pittore Sironi

“Opere di palese falsità“. Così ha detto oggi in aula il professor Andrea Sironi Straußwald, nipote del pittore Mario Sironi, uno degli indiscussi protagonisti della pittura italiana del Novecento. Il professor Sironi, esperto nella produzione artistica del nonno, nonchè presidente dell’associazione Mario Sironi, fondata con Claudia Gian Ferrari, una delle protagoniste del mondo artistico italiano, scomparsa nel 2010, è stato chiamato a testimoniare nel processo a carico di un 69enne residente a Castelleone, noto gallerista ambulante, e di un 77enne mantovano accusati di contraffazione di nove opere d’arte.
Secondo la procura, nell’aprile del 2022 il 69enne avrebbe detenuto e messo in commercio, spacciandoli come autentici, quadri dei pittori italiani Mario Sironi, Giuseppe Capogrossi, Riccardo Licata e Giovanni Fattori, quest’ultimo tra i principali esponenti del movimento dei Macchiaioli. Tutte opere in realtà contraffatte.
Tre anni fa il l’ambulante di Castelleone aveva un banco al mercato di Pisa dove esponeva alcune opere, tra cui quelle di Sironi. Un turista, ricercatore universitario, insospettito dalla loro autenticità, aveva chiesto informazioni all’imputato, che gli aveva garantito che le opere erano originali, mostrandogli certificati di autenticità, timbri e firme di periti e di gallerie d’arte. Sul retro, il timbro con la firma del perito che, in apparenza, avrebbe accertato l’autenticità. ‘Claudia Gianferrari’.
Il ricercatore universitario altri non era che un amico del professor Andrea Sironi. Le foto dei quadri erano arrivate sul telefonino del professore: “Quando li ho visti in fotografia”, ha spiegato il professore oggi in aula, “ho avuto enormi dubbi sulla loro autenticità, e quando ho avuto occasione di vederli dal vivo ho avuto la conferma della loro palese falsità“.
“Sicuramente contraffatti”, ha riferito il testimone, anche il timbro e la firma della gallerista Claudia Gian Ferrari. “Era una gallerista molto nota”, ha spiegato Sironi, “una autorità nel mercato dell’arte. E’ stata una carissima amica, con lei ho fondato l’associazione Sironi nel 2007, e so per certo che non ha mai posto un’etichetta sul retro di un quadro. Tra l’altro sull’etichetta è sbagliata anche la firma. Lei si chiama Gian Ferrari, e non Gianferrari”.
Anche altre opere in vendita al mercato di Pisa riportavano l’etichetta Gianferrari. “Ricordo che mi era stato riferito che c’erano opere attribuite ad artisti altisonanti, come Picasso e Andy Warhol“, ha riferito Sironi, che rispondendo alla domanda della difesa ha detto che se fosse stato originale, un quadro di suo nonno avrebbe avuto un valore di 40/50.000 euro. “Uno dei quadri del nonno è stato venduto per un milione di euro“.
Da tempo residente a Monaco di Baviera, a Cremona Sironi è arrivato accompagnato dal marito. “Amiamo visitare accuratamente tutte le città d’arte italiane”, ha raccontato. “Cremona ci mancava, e ne vogliamo approfittare. Abbiamo già visitato il Duomo e il Battistero. Domani andremo al Museo del Violino”.
Tornando al processo, grazie alla segnalazione di Sironi, erano entrati in azione i carabinieri per la tutela del patrimonio culturale che avevano eseguito delle perquisizioni a Castelleone sia a casa che nel magazzino del gallerista. Nel magazzino erano stati trovati altri quadri e undici documenti col timbro dell’Ufficio donazioni del Vaticano, qualcuno già compilato e altri ancora in bianco. Documenti che avrebbero attestato l’autenticità delle opere. Nove sono riconducibili alla macchina da scrivere del gallerista di Castelleone.
L’imputato è anche accusato di ricettazione per aver ricevuto da un’acquirente un dipinto olio su tela raffigurante una “Nobildonna con ventaglio”, rubato il 10 marzo del 2022 al castello di Podenzana, in provincia di Massa Carrara. L’accusa, per il 77enne mantovano, assistito dall’avvocato Alberto Zucchetti, è invece quella di aver posto in commercio e di aver ceduto al 69enne opere contraffate, fatte passare per autentiche.
Il prossimo 10 luglio i due imputati si difenderanno.
Sara Pizzorni