Cultura

‘Diario da un monastero’:
il libro del maestro Corlazzoli

Alex Corlazzoli, Don Emanuele Barbieri, Gherardo Colombo

Nell’ambito degli “Incontri con l’autore” alla Libreria Ubik di Crema, venerdì sera partecipata presentazione dell’ultimo lavoro del giornalista, maestro, divulgatore, volontario nelle carceri e tanto altro, Alex Corlazzoli, “Diario da un monastero – parole di un ateo in cammino”.

L’incontro è stato moderato da Don Emanuele Barbieri, ed ha visto la partecipazione di Gherardo Colombo, già magistrato di punta del Pool Mani Pulite e autore tra l’altro di molte pubblicazioni che mettono al centro la “Costituzione alla portata di tutti”.

Prima di parlare del libro, che nelle intenzioni dell’autore vuol essere una semplice narrazione di ciò che è stata la sua permanenza, tra ottobre e dicembre 2023, al monastero di Cellole nei pressi di San Gimignano (Siena), Don Emanuele introduce i due relatori, chiedendo loro la ragione per la quale si scrive.

Per il maestro di campagna, riprendendo il titolo di un suo vecchio libro, scrivere rappresenta un dar voce a chi non ha voce. E tornando al suo Diario da un monastero, “un dare voce anche al monachesimo”, raccontare quanto oggi è importante il monachesimo, il monastero, la sua bellezza, sobria ed essenziale.

“Si scrive prima di tutto per se stessi, per un bisogno di riflessione su noi stessi e per un bisogno di farsi sentire, di essere ascoltati, che può servire anche agli altri, come un invito alla condivisione”, dice l’ex magistrato.

Parlando del libro edito da Edb con la presentazione di Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, Alex Corlazzoli racconta la scelta di vivere l’esperienza monastica per due mesi, e delle difficoltà che da essa discendono, la “cella”, la solitudine, la dimensione intima, il fermarsi, darsi del tempo, per leggere e scrivere lontano dai ritmi della nostra società.

Da una parte, il monastero, caratterizzato da calma e riflessione, dall’altra la frenesia del nostro mondo, aggiunge Gherardo Colombo.

“I primi giorni sono stati difficili, ho pianto”, racconta Corlazzoli, che nelle pagine del libro, riprendendo le parole di un prete a lui caro, scrive: “Le lacrime sono l’antidoto alla superficialità, le coordinate scomposte del tempo politico esistenziale che viviamo”.

Entrando nel merito del libro, che si articola in 30 piccoli capitoli, dal buon pomeriggio al silenzio, dalla musica all’orto, dal sesso ai libri, Corlazzoli spazia dalla descrizione dell’interno del monastero, al buio e al silenzio, dal tempo scandito dalle campane, alla vita con i monaci, il nocino, le preghiere.

Nel dialogo tra Colombo e Corlazzoli, Don Emanuele ricorda anche il valore dell’affidabilità nel mondo di oggi: “Non è più un valore oggi, in una società organizzata in modo diverso, perché oggi il fine è quello di prevalere” dice Colombo, mentre per Corlazzoli, “Non abbiamo più la possibilità di affidarci, e nel monastero ho cercato risposta”.

Un dialogo che ha trattato anche il tema delle carceri, “cartina al tornasole della civiltà di una società”, dirà l’ex magistrato, con Corlazzoli che chiarisce come “la cella del monastero, non è paragonabile a quella di un carcere, ma quando sei lì in silenzio, il tempo cambia”. Non potevano mancare i riferimenti anche al nostro tempo, alla Costituzione, al Cristianesimo: “Oggi si è perso il valore non solo della Costituzione, ma anche del Cristianesimo”, conclude Corlazzoli.

 

Ilario Grazioso

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