Cronaca

Nazza, la passione per le parole
che si fanno storia e vita

La morte di Nazzareno Condina, colonna del nostro network, lascia a noi colleghi un'eredità di storie e di visioni da valorizzare

Il primo ricordo che ho di Nazza risale ai tempi dell’oratorio. Grest, giochi, ragazzi a fare da educatori ai bimbi. Io tra i piccoli, “il Nazza” tra i grandi che a fine giornata ti accompagnavano a casa caricandoti sulla canna della bicicletta. Dal Duomo di Casalmaggiore all’Asolana, tre curve e un semaforo per scambiare le ultime parole di giornate scandite da giochi e qualche rimbrotto del don.

L’ultima chiacchiera col Nazza è della settimana scorsa. Hospice di Cremona, la moglie Cristina nel corridoio con in mano un computer portatile da mettere sul tavolo in sala comune perché “Nazza mi ha detto che vuole scrivere”. E ha provato a picchiettare sulla tastiera fino all’ultimo. Ha abbozzato articoli per OglioPoNews.it fino a quando ha avuto l’energia per farlo.

Mercoledì mattina, nella chat redazionale, il suo Whatsapp a dare la sveglia. Ore 8:52, foto e testo di un paio di articoli da pubblicare. Uno suo, uno di un collega. Se la malattia gli avesse concesso un’ultima tregua, li avrebbe sicuramente messi online in autonomia, all’alba, come gli piaceva fare.

Nottambulo, come i giornalisti vecchio stampo. Nazza era una penna raffinata, un giornalista che declinava le notizie alla sua maniera, diventandone talvolta parte.  Dava voce agli ultimi, che spesso aiutava diffondendone le storie e impegnandosi col volontariato. Il quarto potere al servizio del terzo settore: per Nazza, spesso, fare giornalismo era viaggiare su questi binari.

Raccontava di uomini, di personaggi, di iniziative, di associazioni, di legami e di prossimità. Lo faceva da idealista qual era, con le proprie convinzioni che mai chiudevano alla visione altrui.

Nazza ha dato un’impronta alle testate per cui ha lavorato. Alcune come collaboratore, altre come direttore. E da ultimo ha segnato la crescita del nostro portale sul casalasco – viadanese, OglioPoNews.it, riuscendo con Giovanni Gardani a renderlo seguitissimo, ben oltre i confini territoriali.

Da un anno e mezzo, Nazza, sapeva della sua malattia. Sapeva del suo destino. Ma sfidava il tempo con i più potenti mezzi a disposizione: l’amore per le persone, che accoglieva con un sorriso anche in fondo alle giornate all’hospice, e la passione per il proprio lavoro, le storie, le parole che fanno la realtà. Un fuoco sacro che ha provato a tenere acceso fino all’ultima fiammata di vita, insieme a quel grido di esortazione e speranza che ci lascia in eredità: ANDOM.
Simone Arrighi

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