Cronaca
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Reumatologia: "Modello integrato
per un rapido accesso alle cure"

Un primo step per approntare la presa in carico multidisciplinare ed integrata del paziente reumatologico. Questo, in poche parole, il convegno organizzato dall’unità operativa di riabilitazione neuromotoria di Asst Crema, diretta da Stefano Farina. L’appuntamento si è tenuto questa mattina in sala Polenghi. Hanno partecipato esponenti delle professioni sanitarie. Presente anche il direttore generale di Asst Crema, Ida Ramponi, il direttore sanitario Roberto Sfogliarini ed il presidente dell’ordine interprovinciale dei fisioterapisti, Angelo Mazzali.

Per il dg Ramponi “è fondamentale costruire percorsi e progetti in questa direzione. Quello di Rivolta d’Adda è un presidio dalla forte vocazione riabilitativa, che dovrà essere mantenuta, ma merita di ampliare lo sguardo. Nonostante le * difficoltà di organico, lavoriamo insieme per riuscire bene in ciò che possiamo fare”. All’orizzonte, da questo punto di vista, anche “collaborazioni con importanti
ospedali milanesi”

Le patologie reumatiche interessano in italia 5 milioni e mezzo di persone (circa il 10 per cento della popolazione) e sono la seconda causa di invalidità permanente. Complice l’invecchiamento, il numero è destinato ad aumentare. Diverse sono le patologie, diverso il trattamento. Per tutte, però, come ben chiarito dal medico Anna De Matthaeis, titolare dell’ambulatorio di immunoreumatologia di Asst Crema, è fondamentale formulare precocemente una diagnosi ed iniziare un trattamento per una remissione della malattia. “Punto chiave di queste patologie – ha spiegato il direttore dell’unità operativa di riabilitazione neuromotoria Stefano Farina – sono il dolore e l’infiammazione. Ecco perché il fisiatra, specializzato nella gestione del dolore, gioca un ruolo chiave in questo percorso: è chiamato a lavorare in sinergia anche con il reumatologo”.

Fondamentale anche il ruolo dei medici di base, “i primi ad intercettare pazienti reumatologici”. Secondo la dottoressa Paola Villani “una rapida valutazione da parte nostra consentirebbe un accesso alle cure in un tempo utile ad arrestare il processo infiammatorio, attraverso la terapia farmacologica, prima che i danni divengano irreversibili”. Tutto ciò avrebbe un “impatto positivo sulla qualità di vita dei pazienti”. Tenuto conto che i pazienti reumatolgici cronici sono esposti ad un maggiore rischio di malattie cardio -cerebro- vascolari. Per fare questo serve creare insieme “un modello integrato che non solo consenta un rapido ed appropriato accesso alle cure, ma anche permetta un decentramento sul territorio del percorso di follow up ed una migliore comunicazione tra medici di base e specialisti”.

Bersaglio delle patologie reumatologiche è il piede. “Ecco, perché, l’integrazione del podologo all’interno della rete è fondamentale” spiega la podologa Palmucci “anche a partire dalla consapevolezza che la perdita di autonomia nel cammino riduce l’aspettativa di vita del paziente”. Più ampio lo sguardo del tecnico ortopedico Angela Linzalata, dedicato all’analisi posturale del paziente reumatologico. La fisioterapista Tiziana Nava ha fatto notare come “sia importante un’integrazione tra i diversi specialisti, perché non dobbiamo farci carico solo della malattia, ma della condizione di disabilità che la persona vive e quindi attuare una riabilitazione basandoci sul modello bio psico sociale”. Ben inteso “il paziente è al centro di questo percorso, è parte attiva, è protagonista. Dobbiamo essere capaci di comunicare con lui e fare rete tra professionisti”. La giornata si è conclusa con una sessione pratica dedicata ai fisioterapisti.

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