Cronaca

Ucraina Express, Ticali:
“Far del bene, fa bene”

Questa mattina, sabato 19 marzo, in Sala Ostaggi il racconto dell’esperienza di Ucraina Express, il viaggio che la scorsa settimana hanno fatto una ventina di cremaschi verso il confine ucraino, per consegnare aiuti umanitari e portare in Italia oltre trenta profughi, in fuga dalla guerra. Una storia di coraggio, speranza e solidarietà per la sindaca Stefania Bonaldi, ed un’iniziativa lodevole pensata e realizzata da privati cittadini, sostenuti dalla generosità di sponsor e benefattori, che questa mattina è stata descritta dagli stessi protagonisti.

Un’iniziativa che ha visto insieme Lumson, SPD Angelo Bruni, Luca e Pierangelo Venturelli, ASD Salvirola, S.I.F Academy, Jolly Auto e tante persone che hanno reso possibile questa missione, e che già si pensa di replicare: “Dopo aver parlato con un collega polacco che mi ha raccontato cosa stava succedendo a Cracovia per l’accoglienza dei profughi, mi è venuta questa idea e così siamo riusciti a realizzarla – dice Massimiliano Ticali, direttore commerciale marketing Lumson – affittando 7 mezzi e raccogliendo tante donazioni di farmaci, indumenti e cibo. Abbiamo avuto anche l’aiuto dell’associazione ucraini di Crema e noi vogliamo ripartire, perché il nostro viaggio è una barzelletta rispetto a quello che vivono queste persone lì, e perché far del bene, fa bene”.

Nel corso dei vari interventi, Paolo Nicardi ha descritto le fasi, che dall’idea hanno portato alla partenza per il confine ucraino ed il ritorno in città, tutto in pochi giorni, più di 3 mila km percorsi, tra difficoltà di ogni genere, comprese quelle di natura burocratica, oltre ovviamente a quelle logistiche, visto la situazione internazionale di quei luoghi.

Sabato 5 marzo l’idea, la sera di giovedì 10 marzo la partenza, con gli ultimi 350 km percorsi in 9 ore per difficoltà legate a strade e meteo, ed alle 6 di una settimana fa, l’arrivo a Siret, al confine tra Romania e Ucraina. Tra le istantanee raccontate da chi ha vissuto il viaggio, la fila di donne in attesa, che tengono per mano i loro bambini, le valigie, le temperature rigide, gli occhi di chi fa di tutto pur di partire e andar via da un territorio di guerra, che fino a poco tempo prima, rappresentava la loro vita, senza però avere la minima idea sul domani.

Sui 7 mezzi utilizzati da Ucraina Express nel viaggio di ritorno in Italia, trovano posto i profughi ed anche su questo, non sono mancate le storie da raccontare, dalla barriera linguistica, alle difficoltà pratiche di separare i nuclei familiari sui mezzi, alla bambina con il peluche in mano, alla quale i genitori, per rendere meno traumatico il viaggio, avevano promesso l’avventura del giro del mondo.

Dagli interventi dei componenti la missione, emergono tanti particolari, che rendono tutto così complicato da accettare, dopo due anni di pandemia e anni di pace in Europa: è il caso del cellulare mostrato da una profuga proveniente da Kharkiv, la cui gallery è essa stessa la sintesi di cosa sta accedendo. Scorrendo le immagini, la casa bombardata, i carri armati russi nel cortile, e poco prima, le foto di una quotidianità serena, ma ormai perduta. Storie di resistenza, che danno il senso al viaggio e fanno capire qual è oggi il contesto di provenienza di queste persone. “Sulla loro testa cadono le bombe, con la distruzione che ne consegue e qui, c’è preoccupazione per il gasolio che supera i 2 euro al litro”, fanno notare i componenti di Ucraina Express.

Per la sindaca Bonaldi, che al termine dell’incontro ha consegnato un riconoscimento simbolico da parte della città all’equipaggio di Ucraina Express, di fronte al racconto di chi è stato in quei luoghi, non si può restare indifferenti: “C’è la disponibilità per mettere in piedi l’accoglienza, anche per chi arriva qui solo come tappa intermedia, ma accanto alla buona volontà di questi volontari, ci deve essere l’impegno delle istituzioni, nazionali e internazionali” ha concluso la sindaca, per la gestione di questi flussi e la delicatezza delle storie, di chi sta vivendo questa immane tragedia.

I.G.

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