Ddl Zan, Piazzoni (Arcigay):
"Renzi svende i diritti di lgbti+"
"Abbiamo sperato fino all'ultimo che non fosse così", ha aggiunto il segretario generale. Bassi (Pd): "Emendamenti Iv non utili". Agazzi (Lega): "Il problema non è l'accordo tra Salvini e Renzi, ma il divisionismo del centrosinistra"
“Oggi Renzi ufficializza la svendita delle persone lgbti+ nel suo mercato con Matteo Salvini: un fatto vergognoso, che lo rende connivente con i peggiori omofobi della nostra classe politica”. Lo dichiara il cremasco Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.
Una notizia che era nell’aria da diverso tempo, “ma fino all’ultimo abbiamo voluto sperare che questa retromarcia fosse evitata, quantomeno per difendere la dignità degli stessi esponenti di Italia Viva, a partire dalla ministra Elena Bonetti, che ha diretto la cabina di regia del gruppo bicamerale che ha redatto il testo di legge, fino all’onorevole Lucia Annibali, che ha contribuito ad emendarlo alla Camera – prosegue Piazzoni – In nome di un accordo con la Lega, Renzi sacrifica le persone lgbti+ e la credibilità dei suoi stessi parlamentari, oggi incredibilmente silenti”.
Pare dunque che la calendarizzazione al Senato del Ddl Zan – passato alla Camera alcuni mesi fa – non avverrà oggi. Il leader di Italia Viva sembrerebbe sulla stessa linea del centrodestra, che vuole modificare alcuni punti del Disegno di Legge presentato dal senatore del Pd, che accusa Renzi di farsi “usare da Salvini”.
Tre gli emendamenti presentati da Italia Viva: sopprimere l’articolo 1 (che contiene le definizioni di “sesso”, “genere”, “orientamento sessuale” e soprattutto “identità di genere”) e l’articolo 4 (la cosiddetta clausola salva-idee finalizzata a tutelare “la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte”). Da ultimo la richiesta che la celebrazione della giornata nazionale contro l’omofobia si celebri “nel rispetto della piena autonomia scolastica”.
“Trovo che l’azione di IV sia volta solo a colmare la necessità di visibilità e riposizionamento politico – commenta il capogruppo del Pd a Crema Jacopo Bassi – Azione che sarà pagata dalle persone che subiscono discriminazioni. Il Ddl è passato alla Camera mesi fa, anche con i voti del partito di Renzi, e ora è impantanato al Senato con una serie di azioni ostruzionistiche. Gli emendamenti presentati da IV allungherebbero ulteriorimente i tempi, perché la Legge dovrebbe poi passare nuovamente dalla Camera e il rischio è che venga affossata”.
Per il capogruppo della Lega Andrea Agazzi “il tema non è l’accordo politico tra Salvini e Renzi. La Lega ha chiesto più volte un dialogo per modificare alcuni passaggi del Ddl così da arrivare ad un voto unitario il prima possibile. Ma il Pd non ha mai acconsentito. Se credono che tutti i loro senatori, compresi quelli del M5s e quelli di area sinistra, siano allineati, proseguano su questa strada e portino il Ddl al voto così com’è. Se non dovesse passare – avverte – il responsabile dovranno cercarlo allo specchio. Il Pd ha scelto uno scontro frontale, non per difendere gli interessi delle persone da tutelare, ma solo per creare divisione tra centrosinistra e centrodestra. Trovo sia una strategia irresponsabile”.
Ambra Bellandi