Cronaca

Due mamme: Comune dice sì. Sindaco: 'Riconosciuto un diritto del bambino'

Le due mamme con il bambino e il sindaco Bonaldi

Dopo il riconoscimento di due padri per i gemellini nati in California, questa mattina, giovedì 2 agosto, il sindaco ha firmato come Ufficiale di Stato Civile  la dichiarazione successiva di riconoscimento della seconda mamma relativa a un bambino di cui esisteva già la dichiarazione di nascita del primo genitore.

A differenza del caso precedente, che ha fatto molto discutere in città nei mesi scorsi, (dove si trattava di trascrivere una sentenza straniera di cogenitorialità), nel caso odierno si parla di un bambino nato in Italia, ora riconosciuto come figlio di due mamme.

Un atto “in continuità e in coerenza con quanto operato per i due padri dei gemelli”, ha dichiarato il sindaco Stefania Bonaldi. “Il riconoscimento del legame di genitorialità è un diritto del bambino e, proprio perché a esclusiva tutela del minore, si applica indipendentemente dalle modalità con le quali il bimbo è stato concepito ed è nato. A noi viene richiesto di riconoscere dei legami di fatto, preesistenti, in questo caso che durano da anni, e che chiedono solo di essere accolti sotto l’ombrello dei diritti”.

“Guardiamo nella direzione della Vita, sempre e comunque – conclude il sindaco – anche quando è giunta a noi attraverso strade diverse da quelle che conosciamo, ma evocata da una intenzione amorevole, una intenzione che nessuno deve sentire il diritto di valutare soggettivamente, perché la Vita va sempre accompagnata, in qualsiasi forma e in qualsiasi contesto essa si manifesti. Per questo procedo con grande convinzione e con tanta commozione  a questo riconoscimento, che consente a una famiglia di fatto di sentirsi considerata tale anche dal diritto. Come tanti colleghi Sindaci, proseguirò su questa strada, convinta di farmi interprete e garante dei principi di eguaglianza, formale e sostanziale, che la nostra Costituzione esprime a gran voce e forte di diversi pronunciamenti della Corte di Cassazione, della Corte Costituzionale e, naturalmente, anche della Corte Europea dei diritti dell’uomo”.

La spiegazione tecnica fornita dal Comune di Crema:

Le due mamme hanno dichiarato di avere fatto  ricorso alla PMA (procreazione medicalmente assistita) eterologa all’estero e hanno invocato il riconoscimento di entrambe come genitori in forza degli articoli 8 e 9 della L. 40/2004  (c.d. legge sulla procreazione assistita). Tali disposizioni, non a caso rubricate come “Disposizioni concernenti la tutela del nascituro” prevedono che il bambino nato da PMA abbia lo status di figlio nato nel matrimonio o di figlio “riconosciuto dalla coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche medesime”, anche quando, essendo frutto della fecondazione eterologa (oggi riconosciuta in Italia a seguito di pronuncia della Corte Costituzionale n.1621/2014) quel bambino non sia figlio biologico di uno o di entrambi i componenti della coppia. Secondo la L. 40, infatti, il presupposto per stabilire la filiazione del bambino nato da PMA è, pacificamente, l’espressione del consenso alle tecniche riproduttive, dunque la intenzionalità e l’assunzione di responsabilità che quel consenso implica. Tale presupposto, essendo volto alle tutela del nato, non può che valere sia per i figli delle coppie eterosessuali, che per i figli delle coppie formate da due donne, che all’estero, come nel caso specifico, abbiano realizzato una PMA. In piena conformità con  le leggi del luogo ed esprimendo questo consenso e questa intenzionalità.

 

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