Cronaca

Denunciate 3 persone per l'attentato incendiario a Cumignano sul Naviglio

Sono stati individuati e denunciati i 3 attentatori che avevano lanciato una molotov in una villetta a Cumignano sul Naviglio.

L’abitazione era stata destinata all’accoglienza di alcuni richiedenti asilo e la cosa, ad alcuni residenti, non stava bene. Nel pomeriggio del 20 marzo, infatti, i malfattori erano riusciti ad intrufolarsi nella villa e a lanciare una bomba incendiaria. All’interno erano presenti due volontari della cooperativa, che stavano eseguendo le pulizie e che fortunatamente si trovavano al piano superiore. Udendo lo scoppio sono scesi al pianterreno e sono riusciti a domare il principio d’incendio, buttando all’esterno i suppellettili in fiamme, evitando così conseguenze peggiori.

Durante il sopralluogo i residenti apparivano piuttosto agitati, cosa che ha fatto presumere che l’attentatore potesse essere uno di loro visto che poco prima aveva affrontato a muso duro uno dei volontari (di colore) chiedendo se fosse esso uno dei profughi che doveva prendere possesso della casa. Le indagini hanno poi permesso di accertare che uno degli abitanti del complesso residenziale era stato poco prima a un distributore di benzina per chiedere la pulizia del bagagliaio dell’auto perché intriso di benzina. “La cosa ha insospettito gli investigatori, e vista la coincidenza con l’evento appena occorso, i sospetti sono ricaduti sul soggetto”, ha spiegato il maggiore Giancarlo Carraro.

Dopo alcuni giorni i carabinieri hanno appurato che l’uomo non aveva agito da solo, ma con la complicità di altri due vicini di casa, tanto che in una delle abitazioni sono state ritrovate bottiglie di birra uguali a quella utilizzata come molotov nonché proiettili ed altro materiale di interesse investigativo.

I tre soggetti sono stati denunciati per danneggiamento seguito da incendio, fabbricazione e detenzione di materiale esplodente, detenzione e porto in luogo pubblico di materiale esplodente, esplosione di ordigni al fine di incutere pubblico timore con l’aggravante di aver agito con finalità di discriminazione razziale.

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