In caserma una stanza per le donne, 'un luogo di aiuto e di denuncia per violenze'

“Una stanza tutta per me”, una stanza per tutte le donne che si trovano in una situazione di pericolo, di fragilità, quale può essere la decisione di denunciare un abuso, una violenza, una situazione che, ormai, è troppo grande da sopportare. E allora serve aiuto e loro, le Forze dell’Ordine, ci sono, ora più che mai.
E’ stata inaugurata questa mattina la stanza “tutta per me”, voluta da Soroptimist international, che ha visto il supporto di tutte le associazioni che si occupano di violenza contro le donne del territorio. Il locale è stato arredato tre le rassicuranti mura della caserma dei carabinieri di Crema, grazie anche alla particolare sensibilità al tema del maggiore Giancarlo Carraro.
Una stanza che, ha spiegato la presidente cremasca di Soroptimist Elena Savi, “aiuterà le donne a parlare di quanto accaduto, a rivivere angosce e momenti terribili” per iniziare mettere la parola ‘fine’ a quell’incubo. “Grazie all’arredamento, ai colori scelti, al calore che emana questa stanza – ha proseguito Savi – alla donna saranno trasmesse sicurezza e tranquillità”.
Non a caso si è scelto di inaugurarla oggi, 25 novembre: “E’ il modo per dare il nostro contributo alla lotta alla violenza”. La vice presidente nazionale di Soroptimist, Laura Marelli, ha ricordato che ancora tanta è la strada da fare per cambiare la cultura della violenza in quella della non-violenza, “per questo proseguiamo con convinzione gli incontri nelle scuole di ogni grado, perché vediamo che già alle elementari ci sono episodi di superiorità da parte dei maschi”.
In un mese la Soroptimist è riuscita a realizzare 53 stanze in Italia e altre 20 sono quasi ultimate:”Non basta, lo sappiamo. Ancora troppe donne subiscono violenza, e di queste ancora troppe non riescono a denunciare. Ecco perché ci occupiamo di loro non solo il 25 novembre, ma tutto l’anno”.
Il tenente colonnello Cesare Lenti e il vice prefetto
hanno sottolineato quanto questa stanza sia un segnale positivo, che permette alle vittime di parlare. C’è da augurarsi che non lavori troppo, ma che lavori bene”.
Ambra Bellandi