Cronaca

Ufficio postale Ombriano, Arpini: 'Poste poco collaborative'

Il Tar di Brescia ha respinto il ricorso del Comune di Crema contro Poste Italiane per la disposizione di chiusura dell’ufficio postale di Ombriano dell’ottobre 2015, lasciando come unica via ancora percorribile quella che il Comune si accolli la spesa di circa 160.000 per il trasferimento in un non meglio identificato negozio intermedio fra Ombriano/Sabbioni di superficie non inferiore a 130 mq., quale è l’attuale sede di via Cabrini. In verità la pretesa di Poste sarebbe di euro 260.800 ma il tribunale non ha riconosciuto legittima la richiesta relativa agli importi degli ammortamenti residui dell’investimento di via Cabrini.

Anche la proposta comunale di contribuire al canone di affitto di un nuovo ufficio in Ombriano, oppure la modulazione di orario degli altri uffici cittadini in modo da consentire una rotazione del personale in aperture a giorni alterni, non ha trovato applicazione.

Dalla lettura dei verbali si evince la scarsa disponibilità di Poste a un dialogo collaborativo con l’Ente locale, limitandosi a prendere nota delle proposte avanzate ai tavoli di confronto, per poi respingerle, forti, evidentemente, del fatto che operano di fatto in condizione di monopolio e quindi, sostanzialmente, secondo il concetto per cui è onere del cittadino recarsi agli sportelli, siano essi ubicati in luogo comodo, evidente o facilmente raggiungibile, piuttosto che il contrario.

Nonostante la legislazione preveda che il gradimento di una nuova ubicazione spetti in primo luogo al Comune di appartenenza, nel caso di via Cabrini, sembra che questo dialogo sia mancato. E se le intenzioni di chiudere Ombriano erano già determinate, come il sottoscritto ebbe modo di dichiarare pubblicamente un anno prima di inaugurare la nuova sede di Sabbioni, la scelta è ancor più colpevole da parte di Poste, perché andava a trasferirsi all’estremo confine est del quartiere Ombriano/Sabbioni, che conta almeno 10.000 abitanti e 200 attività commerciali o artigianali.

Ora eroga un servizio meno completo di prima, a cominciare dalla mancata giacenza delle raccomandate e dal pagamento forzosamente rateale delle pensioni, in luogo decentrato e poco visibile forse per qualche favore all’Housing sociale che non collocava facilmente i suoi spazi commerciali? Se a ciò aggiungiamo la considerazione che non esiste un trasporto pubblico efficiente, se ne trae facilmente la considerazione di quanto sia difficile per certa tipologia di cittadinanza usufruire delle strutture pubbliche e a quale pesante isolamento si condannano quartieri periferici, seppur importanti demograficamente.

Il caso Poste Ombriano non è chiuso: o il Comune si impegna ad investire risorse una tantum, che alla lunga potrebbero essere inferiori all’offerta fatta dal sindaco di contribuire con 15.000 euro l’anno al canone d’affitto per una nuova una sede adeguata alla prossimità dei cittadini, oppure il Comune ricorra al Consiglio di Stato per un pronunciamento definitivo.

Nei verbali non vedo traccia del migliaio di firme di cittadini e aziende contrari alla chiusura dello storico, efficiente e economicamente produttivo ufficio di Ombriano, raccolte con notevole sforzo da parte dei consiglieri comunali di quartiere. Spero che in un nuovo appello entrino in gioco, a tutti i livelli, anche le manifeste volontà dei cittadini/utenti.

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