Politica

Riforme enti locali:
“Pizzetti non faccia
propaganda sulle riforme”

Nella foto, Danilo Toninelli e Luciano Pizzetti.

Tra gennaio e febbraio Luciano Pizzetti, sottosegretario alle Riforme, sarà ospite a Casale Cremasco per parlare delle riforma dal punto di vista dei Comuni. “Accogliamo positivamente la dimostrazione di interesse – commenta Danilo Toninelli, deputato eletto con il Movimento 5 Stelle – ma rileviamo come l’interesse verso le realtà locali che quasi mai hanno voce nei piani del Governo si manifesti ancora una volta a giochi fatti, a decisioni prese, a processo compiuto”.

INVERSIONE – Secondo Toninelli “Sarebbe stato più opportuno che si fossero ascoltate le loro istanze prima di avviare il processo di riforme o quantomeno durante lo stesso, non una volta che questo è terminato. Ascolteremo quindi con attenzione le ragioni della riforma dal punto di vista dei Comuni, prima tra tutte quelle dell’inserimento di un sindaco, uno ed uno solo, per ciascuna Regione, nel nuovo Senato, e che cosa questi sindaci potranno concretamente fare nel disegno riformatore del Governo”.

RAPPRESENTANTI – “Potremo capire poi se questi singoli sindaci che entreranno in un Senato completamente sprovvisto di mezzi sia politici che tecnici per far valere la moltitudine delle sue nuove competenze, saranno secondo il sottosegretario rappresentanti delle piccole realtà locali da sempre escluse e penalizzate nei processi decisionali o se invece i futuri sindaci senatori non saranno piuttosto i rappresentati dei grandi capoluoghi e dei partiti che li governano, collettori di voti e magari in cerca di immunità parlamentare per le proprie gestioni, i cui interessi per ovvie ragioni strutturali spesso divergono completamente da quelli dei piccoli comuni”.

DISSENSO – Oltre alle ragioni a favore delle riforme, Toninelli invita ad ascoltare “anche le voci in dissenso che si diffonderanno in Parlamento lunedì 11 gennaio e che rappresentano il 70% dei cittadini elettori alle ultime elezioni politiche del 2013. Un dissenso talmente ampio che avrebbe dissuaso dal proseguire qualsiasi partito realmente democratico – conclude il deputato cremasco – ma che non ha purtroppo fermato un partito che il fattore democratico lo possiede solo nel nome”.

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