Lettere

Eternit, bene la storica sentenza
ma resta il problema bonifiche
Intervento di Gianemilio Ardigò (Verdi)

da Gianemilio Ardigò

Disastro doloso e rimozione di cautele: con questi capi di accusa il Tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di carcere ciascuno il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier alla fine del processo Eternit. Una sentenza storica, ancorché al primo grado di giudizio, e molto attesa. Secondo quando dice l’Ansa il tribunale «ha ritenuto i due imputati colpevoli di disastro doloso solo per le condizioni degli stabilimenti di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria). Per gli stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli) i giudici hanno dichiarato di non doversi procedere perché il reato è prescritto. Il Presidente del Tribunale Giuseppe Casalbore è passato ora a elencare gli indennizzi a favore delle parti civili, che sono alcune migliaia». Dunque sapevano e fecero finta di niente, mentre migliaia di persone si ammalavano. Il processo è durato oltre due anni e si è articolato in 65 udienze. Ai dirigenti vengono contestate le morti di 2.100 persone e le malattie che hanno colpito altre 800 persone nelle zone degli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Le parti civili che si sono costituite in giudizio sono oltre seimila. Ma la battaglia contro l’amianto non si gioca solo nelle aule di tribunale. Lì si formulerà una verità giuridico/legale che non riporterà in vita i morti e speriamo che almeno fornisca i doverosi riconoscimenti economici. La vera battaglia è far in modo che altre persone non si ammalino più, che significa bonifiche. Sono ancora moltissimi i capannoni, le scuole, le case dove l’amianto è ancora presente e a cui bisogna metter mano. Che significa soldi, tanti soldi necessari per questa operazione che è questione veramente di vita o di morte. Oltre al fatto che poi bisogna trovare soluzione anche per dove smaltire tutto questo materiale. Anche dove esiste una legge che prevedeva che ogni discarica avesse un modulo dedicato allo smaltimento dell’amianto, per usare un eufemismo, non ha funzionato. In questo strano Paese, infatti, non mancano certo le leggi, anzi. Il guaio è che spesso la loro interpretabilita’ e contraddittorietà l’una con l’altra, spesso vanifica anche le migliori intenzioni. Ma a mancare è soprattutto il coraggio e la volontà politica di applicarle, quasi sempre per ragioni elettorali, che è assai peggio e molto più preoccupante. Il fatto che scientificamente sia provato che l’amianto una volta sepolto essendo un minerale perda la sua pericolosità proprio perché torni a fare il minerale, non sembra interessare molto. Sembra quasi che si preferisca che poi l’amianto lo si ritrovi nei campi o nelle discariche abusive per poi gridare contro le ecomafie. Le discariche vengono osteggiate da tutti e si preferisce tranne qualche raro caso l’esportazione, quasi sempre in Germania. La sentenza del Tribunale di Torino che ha condannato a 16 anni i titolari della Eternit è una sentenza importantissima per il diritto alla salute e deve far riflettere la politica sulla stringente necessità di avviare un processo di conversione ecologica di cicli industriali inquinanti e che sono causa di malattia e morte per tanti cittadini. L’Amianto continua ad essere un’emergenza dimenticata nel nostro Paese, che dovrebbe investire di più nella bonifica. In Italia ci sono ancora 2,5 miliardi di metri quadri di coperture di Eternit, pari a 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto e molte tonnellate di amianto friabile, per un totale di amianto puro di circa 8 milioni di metri cubi. La consistenza fibrosa dell’amianto è causa di gravi patologie a carico prevalentemente dell’apparato respiratorio quali asbestosi, mesotelioma pleurico e carcinoma, polmonari e bronchiali. Le previsioni sono di un aumento di tali malattie, che oggi si assestano a 1.600 l’anno di cui circa 1.000 con esiti fatali. In questo consiglio comunale ho portato due emendamenti al bilancio per creare “ un fondo per l’amianto “, nel 2010  ( 100.000 euro ), 2011 ( 50.000 euro ) dove però la maggioranza di centro destra ha ritenuto bocciare in entrambi i casi. Cosi nella giornata mondiale delle vittime dell’amianto, un modo per ricordare le tantissime persone che si sono dovute arrendere alla nocività di questo materiale, vietato in Italia dal 1992 e causa principale di patologie mortali come l’asbestosi, il mesotelioma e il carcinoma polmonare, Crema decide e ha deciso che la salute dei suoi cittadini non sia importante, figuriamo il rilascio di questo materiale nell’ambiente.

Rinnovo e chiedo alla cittadinanza di avere un senso responsabile in merito a questo materiale, di trattarlo con cura ma soprattutto di non rilasciarlo nell’ambiente. E’ un modo per dimostrare quella maturita’ che la classe politica attuale non possiede, una classe politica che demanda sempre i problemi chiedendovi sempre in cambio il voto. Solo che in questo caso il vostro voto e fatto di sofferenza, di privazioni umane e di morte per voi e i vostri familiari. I casi di amianto nella nostra città, sono una consapevolezza che fa male e che rimane drammaticamente reale.

Gianemilio Ardigò (consigliere comunale dei Verdi)

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