Cronaca

Inchiesta semafori T-Red,
cittadini di Spino d’Adda
non saranno risarciti

Molti cittadini di Spino d’Adda hanno provato a costituirsi parte civile nel processo nato attorno alle gare d’appalto per i “semafori-vampiri” T-Red. L’obiettivo: tentare di ottenere un risarcimento danni dopo l’arrivo delle multe legato alle fotografie scattate dai cosiddetti “impianti elettronici intelligenti”. La richiesta degli spinesi, e degli abitanti di Paullo, è stata però respinta. In 73 non sono stati ammessi nel processo. Il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha chiesto il rinvio a giudizio per 33 persone e il giudice per l’udienza preliminare ha accolto ieri la richiesta di costituzione di parte civile presentata da un centinaio di cittadini di Segrate, dal Comune di Seveso e dal Codacons. L’accusa, che guarda a eventi risalenti al 2006 e al 2007, parla di turbativa d’asta e abuso d’ufficio, con il coinvolgimento a vario titolo di sindaci di piccoli comuni, funzionari pubblici e comandanti di polizia locale.

Per quanto riguarda Segrate si parla di abuso d’ufficio e i multati sono stati ammessi come parte civile. Il sindaco del paese, Adriano Alessandrini, è accusato di aver disposto “il funzionamento a tre luci, 24 ore su 24, dei semafori sui quali erano installati i T-Red, in assenza del necessario requisito delle particolari condizioni di circolazione previsto dall’articolo 169 del codice della strada, al solo scopo di fare cassa con le conseguenti multe”; con il comandante della polizia locale sarebbe riuscito ad arrivare alla modifica degli apparecchi per tarare a pochissimi secondi il rosso del semaforo, impedendo agli automobilisti di reagire in tempo e di liberare l’incrocio prima del rosso.

Le gare per l’aggiudicazione della fornitura di apparecchiature per la rilevazione automatica di infrazioni al rosso semaforico sarebbero state truccate da Raoul Cairoli, amministratore unico di CiTiEsse srl, di volta in volta, in concorso con altri indagati. Cairoli è accusato con Giuseppe Astorri, direttore commerciale di Scae spa, Simone Zari, socio della Centro Servizi srl, e Antonino Tysserrand, amministratore unico della Tecnotraffico srl, di associazione per delinquere allo scopo di turbare la libertà degli incanti, “a mezzo di un accordo collusivo di ‘cartello’, promosso e organizzato da Cairoli, al fine di favorire l’acquisizione di contratti con enti pubblici territoriali a vantaggio delle aziende a loro riferibili”.

Per ciò che concerne Spino e Paullo l’ipotesi di reato è invece di turbativa d’asta (che riguarda l’interesse generale dello Stato, per questo i cittadini non sono stati ammessi nel processo). Prossima udienza il 22 dicembre. Tra le persone per cui il procuratore Robledo ha chiesto il rinvio a giudizio ci sono il comandante della polizia locale di Spino d’Adda, Gaetano Papagni, e l’ex sindaco di Spino d’Adda, Costantino Rancati. Entrambi respingono le accuse.

 

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