Cronaca

Codice Rosso: "Trend in aumento,
fondamentale approccio alla vittima"

In due mesi e mezzo oltre 30 interventi da parte dei Carabinieri

L’allarme codice rosso sul nostro territorio è una triste realtà di fatto, che da giugno a oggi ha portato ad oltre 30 interventi dei Carabinieri, e otto arresti. Uno scenario preoccupante, che racconta di un fenomeno in crescita.

Il maggiore Gabriele Schiaffini

“Si tratta di numeri importanti che stanno sicuramente a evidenziare un fenomeno allarmante, ma che sono anche spia della massima attenzione che le istituzioni stanno riservando al problema” evidenzia il maggiore Gabriele Schiaffini, comandante della Compagnia Carabinieri di Cremona. “A partire da una normativa recente e aggiornata, che ci ha dato nuovi e più potenti strumenti. Il 2019 è stato un anno fondamentale in questo senso, con l’introduzione del Codice Rosso, mentre dal 2023 si è passati al cosiddetto Codice Rosso Rafforzato, che ha portato nuovi strumenti legislativi nelle mani dell’autorità giudiziaria e della polizia giudiziaria, che ci hanno permesso di poter intervenire in maniera più tempestiva in tutti i casi critici. Accanto a questo, si è aggiunto un contestuale inaspiramento delle pene”.

Un trend che si legge, però, non solo come aumento dei fenomeni, ma anche come una maggiore propensione a denunciare da parte delle donne che subiscono maltrattamenti. A questo proposito quanto è importante avere operatori sempre più specializzati?

“Fondamentale, anche perché il primo intervento è il più importante. Per questo motivo l’Arma, tramite il Racis (Raggruppamento Carabinieri investigazioni scientifiche), che ha la titolarità sulla specializzazione della violenza di genere, sta investendo molto, formando gli operatori. Questo perché il primo approccio con la vittima è fondamentale per evitare la cosiddetta “vittimizzazione secondaria” o “victim blaming”, ossia quel fenomeno che porta la vittima a sentirsi doppiamente tale, magari per un approccio negligente. Di qui la necessità di formare operatori specializzati che sappiano porre le giuste domande, sappiano mettere le donne a proprio agio, Questo consente una maggiore apertura al dialogo da parte della vittima, che nelle caserme trova anche un ambiente idoneo: mi riferisco alle cosiddette “stanze rosa”, allestite appositamente per ricevere le donne vittima di questo tipo di violenza.

Di cosa si tratta?

“Sono stanze con un arredamento particolare, rassicurante. E considerando che spesso le donne sono accompagnate da bambini, vengono allestite anche con dei giochi per intrattenerli. In questo modo la vittima può quasi dimenticarsi di essere all’interno di una struttura militare e avere quindi una maggiore apertura nei confronti dell’operatore o dello psicologo. Questo consente una maggiore propensione al dialogo, che per noi è fondamentale in quanto ci permette di raccogliere più informazioni possibili e trasmettere all’autorità giudiziaria un quadro più completo, che ci consenta poi di agire con tempestività, visto che adesso le leggi ce lo permettono”.

In che modo intervengono gli operatori quando viene segnalato un presunto caso di violenza domestica?

“L’intervento è tempestivo e attivo h24. L’operatore, come dicevamo, è adeguatamente formato, oltre che sull’aspetto legislativo, anche per l’approccio con la vittima”.

Parlando di vittime, un consiglio che si può dare alle donne che subiscono violenza?

“Purtroppo il vero problema è che molte donne non hanno il coraggio di denunciare, e vanno così ad alimentare il famoso “numero nero” delle denunce non fatte. Fino a qualche anno fa il 90% dei casi di violenza non venivano denunciati. Oggi, grazie a queste campagne di sensibilizzazione promosse da tutti gli organi istituzionali, vi è una crescente fiducia nell’istituzione, che sta portando a una denuncia molto più frequente. Ma il problema del sommerso esiste ancora, quindi il consiglio che mi sento di dare è quello di parlarle e di denunciare. E lo dico non solo alle vittime stesse, che spesso sono in una situazione di totale sottomissione che fanno davvero fatica a uscirne, perché uno degli aspetti propri degli stalking e degli atti persecutori è proprio quello di arrivare alpunto di credere che questa sia la normalità, ma anche alle persone che sono loro vicino: figli, amici, parenti, vicini di casa. E’ importante saper leggere quei segnali di criticità dentro le mura domestiche e segnalarli tempestivamente. Basta una telefonata alle forze dell’ordine, che ci consenta di avviare un’attività investigativa e di agire tempestivamente, per evitare un epilogo ancora più drammatico”.

Tra gli strumenti a disposizione dell’arma c’è il cosiddetto violenziometro… di cosa si tratta?

“E’ una sorta di vademecum che consegnamo durante le nostre campagne di sensibilizzazione e che permette alla vittima di riconoscere alcuni comportamenti che spesso possono sembrare nascosti o dati per scontati, o paradossalmente sembrare normali, ma che invece nascondono una violenza, spesso anche solo psicologica, da parte del mattantante. E’ quindi importante saperli riconoscere e chiamare i numeri che sono riportati sul retro: il 112, centro unico di emergenza, e il 1522, centro antiviolenza”.

Laura Bosio

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