Politica

Crisi internazionale e le cause:
Ancorotti, Maran e Paita a confronto

Un dibattito rispettoso, diplomatico e costruttivo, con lo scopo di far conoscere gli scenari economici mondiali che potranno svilupparsi nei prossimi mesi, a causa della crisi internazionale che sta influenzando la geopolitica contemporanea.

In sala Pietro Da Cemmo a Crema, il Senatore di Fdi Renato Ancorotti, insieme alla senatrice di Italia Viva Raffaella Paita e all’Europarlamentare del Pd Pierfrancesco Maran, hanno offerto diversi spunti relativi alla posizione dell’Europa nei confronti dell’imposizione dei Dazi di Trump, argomentando i rapporti diplomatici tra gli Usa e l’Italia, la divisione degli stati europei che pendono su posizioni sovraniste piuttosto che di unione, e sulle conseguenze delle industrie del vecchio continente nei vari settori, rispetto a realtà più sviluppate come Cina, e gli States stessi.

Un confronto che rientra nel programma della seconda edizione di “Ora”, la manifestazione culturale di comunicazione che si sta svolgendo a Crema nel corso di questo Week end.

Italia Viva ha rilanciato alle Europee la campagna Stati Uniti d’Europa – ha esordito Paita – ma siamo rimasti soli. Il problema, però, è che senza un’azione congiunta di tutta l’Europa, ad oggi è impensabile trattare con gli Trump per un singolo stato. I nazionalismi danneggiano le nostre imprese, le nostre realtà. La tendenza è quella di autocritica verso l’Europa? Lecito, ma deve poi essere utilizzata a scopi riformistici e non sovranisti”.

A farle da eco anche Maran, che si è concentrato anche sul viaggio diplomatico della Meloni a Washington, ribadendo che l’unione dell’Europa sarebbe un passo fondamentale per poter rinforzare la difesa del continente sotto vari punti di vista: “Trump quando ha imposto i dazi ha chiamato l’Europa, non l’Italia, la Francia o la Germania. La Meloni ha fatto bene ad incontrare Trump, ma non è riuscita ad ottenere nulla: non gliene faccio una colpa anzi, semplicemente bsiogna constatare che ad oggi un semplice stato come l’Italia non può ottenere vantaggi dagli Usa. Gli stati nazionali hanno 99% di budget, contro l’1% dell’Ue, è chiaro che lo sviluppo sia più lento rispetto ad altre realtà mondiali. Inoltre, servirebbe una difesa unica europea, che non significa aumentare il numero di carrarmati bensì, accentrare le risorse, e rinforzare la cybersicurezza perché l’Europa è piena di attacchi da parte di Hacker Russi”.

Renato Ancorotti, dunque, è intervenuto per cercare di dare alcune risposte in merito alle osservazioni precedenti: “La Meloni è andata da Trump perché ha dovuto ribadire l’importanza dei rapporti diplomatici tra i due stati, cosa che nessun’altro in Europa ha fatto, e questo è esempio di grande leadership”.

“Parlando di produzione e di settore automotive – ha continuato Ancorotti, ritornando all’esempio del progresso di Cina e America in quel settore – la Cina produce tanto e bene si, però inquina parecchio con 54 centrali a carbone. Quando si parla di scelta di elettrico entro dieci anni, bisognerebbe fare delle riflessioni reali e non idealizzate: la maggior parte delle ricariche elettriche deriva ancora dai fossili; inoltre, bisogna capire che per un’impresa cambiare completamente la produzione in dieci anni non è semplice, non si può dire di smettere di produrre perché si farà solamente l’elettrico. Tutti vogliamo la transizione, perfetto, ma bisogna stabilire delle tempistiche reali”.

Riccardo Lionetto

 

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