Cashback sospeso: per i piccoli
commercianti è "meglio così"
Il premier Mario Draghi, al termine del Consiglio dei Ministri tenutosi ieri, ha sospeso il cashback di Stato. “E’ una misura costosa e regressiva, che favorisce i redditi alti”, così il capo di Governo ha definito la misura, stando ad alcune fonti vicine a palazzo Chigi.
A nulla sono servite le proteste di Pd e M5s: il cashback sarà riattivato solo a partire dal 1° gennaio 2022 e i rimborsi del primo semestre di quest’anno slitteranno con ogni probabilità a novembre. Quanto si riuscirà a risparmiare verrà utilizzato dal Governo per sostenere le casse integrazione e le attività produttive.
La vox populi si divide, anche a Crema, tra chi riteneva il cashback una misura incentivante per diminuire il contante in circolazione e ottenere un buon rimborso e chi, invece, la vedeva come un “contentino” agli italiani, o una “bandierina politica” volta a nascondere problematiche economiche ben più radicate nello Stivale.
Nessun rimpianto per i titolari dei negozi di vicinato, che si vedevano pagare piccoli importi (tra i 2 e i 5 euro) con carta di credito, “che prevedono tra il 5 e l’8% di commissione per l’incasso”, spiega Francesco Spreafico, referente cremasco di Confcommercio Cremona. “Le banche non hanno eliminato o ridotto queste spese in vista del cashback, quindi per i piccoli negozi era una spesa aggiuntiva, per quanto il pagamento elettronico sia più sicuro e comodo”. Almeno il numero di acquisti era aumentato? “No, non abbiamo registrato un aumento delle vendite. Per noi, la misura non era un vantaggio”.
Ambra Bellandi