'Restiamo umani': il 21 febbraio al teatro del Viale ospite Agnese Moro
Prosegue, a latere della stagione teatrale del Teatro del Viale di Castelleone, la nuova rassegna fatta di incontri con scrittori, attori, sportivi, uomini e donne di spessore che ogni anno svilupperanno tematiche diverse: ‘Sifasera… leggendo e narrando’. Quella inaugurale, in programma il 21 febbraio (ore 21) è ’Restiamo umani’, che vedrà come ospite Agnese Moro, figlia dello statista assassinato dalle Brigate Rosse, che incontrerà Grazia Grena – attivista dei movimenti di violenta contestazione condannata per banda armata – e Francesca Mazzini, mediatrice degli incontri tra le vittime e i responsabili della lotta armata. A condurre l’incontro sarà Alex Corlazzoli, maestro e giornalista.
“E’ possibile non essere indifferenti anche con chi ci ha fatto del male? La storia insegna che ogni volta che non ci si è voltati dall’altra parte ma si è cercata la riconciliazione anche con chi ha odiato, si è riusciti a voltare pagina e iniziare una nuova narrazione. L’incontro fra vittime e responsabili della lotta armata degli anni settanta ne è un esempio” illustrano i promotori dell’evento. “Le prime pagine ancora oggi dedicate alla lotta armata e alle stragi, le centinaia di libri pubblicati, i film, le inchieste dimostrano non tanto un persistente desiderio di sapere, ma anche e soprattutto un bisogno insopprimibile di capire, di fare i conti con quel periodo, fra i più bui della nostra storia recente. E’ proprio muovendo dalla constatazione che né i processi né i dibattiti mediatici del conflitto sono riusciti a sanare la ferita, che un gruppo numeroso di vittime, familiari di vittime e responsabili della lotta armata ha iniziato a incontrarsi, a scadenze regolari e con assiduità sempre maggiore, per cercare con l’aiuto di tre mediatori una via altra alla ricomposizione di quella frattura che non smette di dolere; una via che, ispirandosi all’esempio del Sud Africa post-apartheid, fa propria la lezione della giustizia riparativa, nella certezza che il fare giustizia non possa, e non debba, risolversi solamente nell’applicazione di una pena”.