Cronaca

Assolto da omissione di soccorso:
"la santella gli impedì la visuale"

A processo l'autista di un bus che aveva rischiato di investire due donne e non si era fermato

La cappella votiva all'incrocio tra via Padre Mario Zanardi e via XXV Aprile

Il 28 ottobre del 2022 due donne avevano rischiato di essere investite sulle strisce pedonali da un pullman di linea che non si era fermato. L’episodio era accaduto a Soncino verso le 18 all’incrocio tra via Padre Mario Zanardi e via XXV Aprile. Il conducente del mezzo, un 53enne, è finito a processo per omissione di soccorso, ma oggi il giudice lo ha assolto “perchè il fatto non costituisce reato”. Anche il pm onorario aveva chiesto l’assoluzione.

Per il consulente cinematico della difesa, l’ingegner Davide Manfredi, l’autista non aveva visibilità dell’attraversamento pedonale per via della presenza di una cappella votiva sulla parte destra della carreggiata “che va a coprire la parte iniziale della strada laterale. All’incrocio, la manovra è piuttosto stretta e per controllare il traffico sulla sinistra, il conducente deve spostare la testa e girarsi perchè gli specchietti retrovisori sono posizionati in alto”.

Nemmeno i passeggeri si erano accorti di nulla. Le due donne che stavano attraversando, Giacomina e Maria Rosa, non erano state investite per un soffio. Giacomina aveva afferrato l’amica, spingendola all’indietro. Le due donne erano cadute a terra. Maria Rosa si era rotta un braccio, Giacomina aveva rimediato una botta e contusioni al rachide cervicale e alle spalle. Per loro, anche un grande spavento.

L’avvocato Ferrari

Per le lesioni, la compagnia assicurativa della società del trasporto pubblico le ha già risarcite. A processo, le due donne erano parte civile con l’avvocato Emanuela Cattaneo. All’autista, assistito dall’avvocato Stefano Ferrari, erano contestate le accuse di omissione di soccorso e di non essersi fermato.

“Non mi sono accorto di nulla”, si è difeso oggi il 53enne. “Quel giorno sono partito dall’autostazione di Soncino per raggiungere Orzinuovi. Sul bus avevo pochi passeggeri. A Soncino ho fatto la mia partenza normale, poi mi sono fermato perché c’era il semaforo rosso. In 27 anni di lavoro non mi è mai accaduta una cosa del genere“.

Per quanto successo, l’imputato era stato sospeso e per due mesi era rimasto senza lavoro e senza patente”. Per lui, con una famiglia monoreddito, “quel periodo è stato una tragedia totale“. Nei suoi anni di lavoro, per la professionalità, la disponibilità, e per non aver mai creato alcun disservizio, aveva ricevuto dall’azienda un encomio come dipendente modello.

Sara Pizzorni

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