Panathlon, “Safeguarding Officer”:
ospite Federica Perolini
Penultima conviviale prima delle festività natalizie per il Panathlon Club Crema che ha ospitato Federica Perolini, psicologa clinica e dello sport, la quale ha approfondito un argomento che trova il suo fondamento nel Decreto Legislativo n. 36 del 2021, che riordina la materia dello sport e del lavoro sportivo, introducendo la figura del “Safeguarding Officer”. Un professionista con il compito di prevenire e contrastare ogni forma di abuso, violenza, discriminazione o comportamento inappropriato, che possa verificarsi all’interno delle strutture sportive.
Prima di cedere la parola alla relatrice, non poteva mancare da parte del presidente Massimiliano Aschedamini il riferimento all’ultima impresa del socio Filippo Maria Ruffoni che ha portano sulla vetta himalayana dell’Ama Dablam il gagliardetto del Panathlon, e che sabato sera in Sala Pietro da Cemmo in un evento organizzato dal CAI Crema racconterà delle sue avventure di giovane appassionato che dalla bassa pianura padana sta scalando le vette del pianeta.
Introducendo il suo intervento ha parlato di “aspetti legati a tutela minori e adulti fragili in ambito sportivo” la dottoressa Perolini, che prossimamente diventerà socia Panathlon Crema, e che anche per questo dal prossimo gennaio entrerà nella Commissione internazionale che si occuperà di sindrome Hikikomori, come ha annunciato il consigliere internazionale Fabiano Gerevini. Il Safeguarding Officer è una figura essenziale per la creazione di un ambiente sportivo in grado di promuovere dignità e sicurezza, con particolare attenzione alla protezione dei minori, per loro natura, soggetti più vulnerabili, ha spiegato la dottoressa Perolini, che oltre alla libera professione è impegnata quale referente inclusione presso la sede di Crema di CrForma: “Tutte le società sportive sono ora obbligate ad avere il referente safeguarding, con la Figc che su questo è stata tra le prime a interessarsi della tutela minori”, ha detto la psicologa, specificando che nelle norme sono fornite indicazioni generali su policy e modelli organizzativi, senza dimenticare la richiesta agli adulti che gravitano nelle società sportive di produrre il certificato del casellario giudiziale, a dimostrazione dell’attenzione verso il minore ed il suo benessere, anche all’interno delle società sportive, al fine di permettere, e allo stesso tempo garantire, una crescita a 360 gradi. La dottoressa Perolini ha poi chiarito come tra i requisiti di chi può ricoprire il ruolo di Safeguarding Officer è consigliata la laurea in psicologia o pedagogia o in alternativa, una formazione in materie giuridiche, a sottolineare una competenze trasversale in caso di situazioni di bisogno, dalle ipotesi di abusi, a negligenza o situazioni di sovrallenamento.
“Tutela dei minori in una società complessa come quella in cui viviamo, significa non solo permettere di fare sport, ma anche permettere al minore di praticare sport compatibilmente con le sue fragilità, trasformando queste in una risorsa” ha aggiunto la dottoressa Perolini, che collabora con diverse società sportive del territorio e che nel corso della relazione ha anche trattato il tema degli sportivi con disabilità certificata, o che presentano disturbi specifici dell’apprendimento, ed anche i profili di responsabilità in relazione all’utilizzo dei social e dei fenomeni di cyberbullismo che possono coinvolgere chi fa sport, ancor più, sport di squadra.
Un argomento quello del Safeguarding Officer che alla luce della citata riforma dello sport, riguarda direttamente tutte le società sportive, peccato che come spesso accade in Italia, fatta la norma, poi tarda l’emanazione dei decreti attuativi che ne devono disciplinare i dettagli, compresi i costi che inevitabilmente ricadono poi sulle società sportive, la stragrande maggioranza dilettantistiche, e che vivono grazie allo sforzo e alla passione di tanti volontari.