Claudio Martelli a Crema tra
politica, economia e cultura
Ha superato gli 80 anni, ma Claudio Martelli resta eterno enfant prodige della politica italiana. Una laurea in Filosofia alla Statale, l’impegno da assistente universitario a Lettere, poi dalla metà degli anni sessanta l’amore per la politica e il socialismo democratico. Dagli incarichi nel PSI, allo stretto legame con Bettino Craxi, di cui è stato prima vice, e poi punta di diamante nello scacchiere degli ultimi governi della prima repubblica.
Nella serata di martedì, invitato dal rinato Partito Socialista guidato nel territorio da Alberto Gigliotti, l’ex Ministro della Giustizia partendo dal suo ultimo libro “Il merito, il bisogno e il grande tumulto” per La Nave di Teseo, ha parlato di passato, presente e futuro, davanti ad un attento e numeroso pubblico che ha riempito la Sala Ricevimenti, con il sindaco Fabio Bergamaschi a fare da padrone di casa e diversi volti noti del socialismo cremasco, assieme a qualche storico esponente di quella che fu la Democrazia Cristiana.
Era l’anno dei mondiali in Spagna, in Italia c’era sì un presidente della repubblica socialista, ma ancora nessun socialista aveva guidato Palazzo Chigi, e in quel contesto, a Rimini, quel PSI ragionava in chiave moderna di lavoro, scuola, ruolo della politica, di merito e di bisogno. L’attualità di quel ragionamento Martelli la ribadisce e la motiva dopo più di 40 anni, con la pacatezza, la competenza e la qualità, di chi ne ha viste tante.
In apertura il segretario PSI Gigliotti cerca di orientare la bussola per la politica dei nostri giorni, riflettendo sui bisogni della nostra società e la valorizzazione dei meriti, domande che per il dottore Gigliotti trovano risposte proprio nel libro di Martelli, “punto di riferimento importante per noi socialisti”.
Nelle due ore di confronto moderato dal giornalista Marco Viviani, Martelli spazia dalla storia politica ai rapporti tra socialismo e comunismo, fino al capitalismo cinese e al prezzo pagato quanto a tempi e condizioni di lavoro, che generano un vantaggio competitivo per l’economia asiatica.
“Quando ho scritto quel discorso il mondo viveva la trasformazione della svolta neoliberista seguita al grande progresso sociale che aveva comportato dei costi”, dice Martelli, per il quale il progetto neoliberista si impose negli Usa e anche in Europa, con il culmine dei Trattati di Maastricht. Cita Guido Carli, che prima di tutti spiegò come Maastricht segna di fatto la fine dell’economia sociale mista: il mito del pareggio di bilancio al netto degli interessi sul debito, la fine dello stato imprenditore, la stagione delle privatizzazioni. “Dal 1992 in poi, l’Europa cambia marcia e senso, passa da un’economia sociale di mercato – dice Martelli – a un’economia di mercato. Ma non è sempre vero che privato è meglio, tutto dipende dalla qualità delle donne e degli uomini che guidano i processi”, osserva Martelli, che poi tocca inevitabilmente anche la stagione di tangentopoli e la situazione dei giorni nostri. “Ogni anno 100mila giovani vanno all’estero, questa è una sciagura e la prima cosa che dovrebbe fare un governo, è quella di evitarla”. Poi approfondisce il “mistero inglorioso dell’evasione fiscale”, i temi legati a scuola, sanità, cultura, che “non è una somma di nozioni”, ma la cifra dei cambiamenti prodotti dalla “somma di conoscenze, esperienze, letture”, e di una sinistra quella socialista, capace di prevedere i cambiamenti e non solo di rendicontarne le storture.
Per l’ex leader del garofano “Non basta urlare, ma oggi le cose non stanno andando nel modo giusto, né per quanto riguarda la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, né dal lato della crescita, che resta stagnante, con una società bloccata dove l’ascensore sociale non sale più. Questo – commenta Martelli a margine dell’incontro – deve essere rimosso perché di ostacolo per lo sviluppo e la giustizia sociale ed il messaggio socialista torna di grande attualità, così come il binomio merito-bisogno, dinamismo della crescita e redistribuzione equa”.
Tra i numerosi riferimenti anche quelli a Milton Friedman, Nobel per l’economia ed esponente di spicco della Scuola di Chicago, per una vera lezione quella di Martelli, nel silenzio della Sala Ricevimenti, come si usa per le lezioni universitarie, con un pubblico brizzolato, che però punta al dinamismo ed alla vivacità delle giovani generazioni. Dal pubblico anche qualche sollecitazione legata alla stretta attualità, rappresentata dal recente dibattito sulla riforma della separazione delle carriere dei magistrati: “È una democrazia malata però quella che vive in perenne conflitto con la magistratura”, chiosa Martelli.
Ilario Grazioso