Obesità e diabete, connessione
preoccupante: il convegno
Nei giorni scorsi, nella Sala Polenghi dell’Ospedale Maggiore di Crema, si è svolto il convegno dal titolo “Dall’empowerment all’engagement: le strategie per migliorare la compliance e l’aderenza terapeutica nei pazienti con diabete mellito tipo 2 e obesità”, un evento scientifico che ha riunito diversi professionisti della salute per discutere una delle emergenze sanitarie più pressanti dei nostri tempi: la diabesità, termine coniato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per descrive la stretta e preoccupante connessione tra obesità e diabete di tipo 2. La due condizioni croniche, infatti, insieme rappresentano una vera e propria pandemia silenziosa, con impatti enormi sia sul piano clinico che socioeconomico. L’iniziativa, fortemente voluta e organizzata dalla Dott.ssa Silvia Cecilia Severgnini, responsabile del Centro Diabetologico dell’Asst Crema, si è svolta con il patrocinio dell’ASST Crema e dell’Associazione Donne Medico.
“Oggi più che mai – ha dichiarato la dott.ssa Severgnini – è necessario un cambio di paradigma: non possiamo più trattare diabete e obesità come due entità separate. La diabesità è una condizione complessa che richiede un approccio integrato, personalizzato e multidisciplinare. Il convegno è nato con l’intento di creare uno spazio di dialogo concreto tra professionisti per condividere buone pratiche e strumenti innovativi che ci aiutino a supportare i pazienti nel loro percorso terapeutico”.
Durante il convegno sono stati approfonditi diversi temi cruciali per la pratica clinica quotidiana, tra cui: il miglioramento dell’engagement e della partecipazione attiva dei pazienti alla cura, l’aumento dell’aderenza terapeutica attraverso percorsi personalizzati e motivazionali e l’integrazione di nuove terapie farmacologiche, strumenti tecnologici e approcci educativi.
“Il congresso – sottolinea la dott.ssa Severgnini – ha rappresentato un momento di confronto tra discipline e ruoli diversi, uniti dall’obiettivo comune di migliorare la qualità di vita delle persone con diabete e obesità. Solo lavorando insieme – ha chiuso – possiamo promuovere un reale cambiamento culturale e clinico, capace di restituire centralità alla persona, non solo alla patologia”.