Flash Mob davanti all'ospedale
di Crema: presenti 600 persone
Non solo sciopero in Piazza a Crema per manifestare il proprio dissenso contro l’arresto della missione umanitaria Global Sumud Flotilla verso Gaza. Come in altre città italiane, nella serata di giovedì è andato in scena un Flash mob davanti agli ospedali, con l’obiettivo di rimarcare la crudele mancanza di aiuti e soccorsi verso il popolo palestinese.
Davanti al nosocomio Maggiore della città cremasca, si sono riunite circa seicento persone, tra cui medici e volontari, per esprimere la più totale indignazione verso la distruzione deliberata di ospedali e vite; per ribadire l’importanza di difendere la salute e difendere l’umanità; e per chiedere alle Istituzioni, e anche alle aziende sanitarie ed ospedaliere, di agire con il senso di urgenza e di eccezionalità che il genocidio in corso richiede.
Dopo il giuramento di Ippocrate parte seconda, sono stati letti i nomi di 100 sanitari palestinesi uccisi dall’esercito israeliano a partire dal 7 Ottobre 2023 (le vittime sono 1677 e sono state lette in divisione per tutte le città italiane): donne e uomini che hanno perso la vita mentre curavano, mentre soccorrevano, mentre difendevano il diritto più elementare di ogni essere umano, quello di essere assistito.
Momento piuttosto toccante la lettura delle testimonianze di alcuni operatori a Gaza, a cominciare prima da Silvia Galvani, psicologa di Asst Crema e operatrice sanitaria in contesti di guerra: “Questa casa deve essere evacuata nelle prossime 2 ore. Tra 5 ore questa zona verrà bombardata”. Cosa prendi da casa? Cosa porti con te? Provate ad immaginare. Io mi sono stupita quando, negli anni, ho visto le borse degli sfollati delle zone di guerra in cui sono stata: non c’era niente di quello che mi sarei aspettata. C’era poco di razionale in quelle valige: c’erano dentro fotografie della famiglia, interi album, quelli del matrimonio anche; piccoli gioielli di famiglia, quelli che non rivenderai mai al mercato nero per avere qualche soldo; qualche libro, anche testi sacri come la Bibbia e il Corano, il peluche dei bambini, le donne si sono portate qualche pentola, rari i vestiti. E c’erano le chiavi di casa. E davanti alla mia faccia stupida tutti mi hanno detto “ Abbiamo chiuso a chiave la porta di casa prima di uscire”. Questa è la guerra”.
“Ho lavorato tra le urla, tra i corpi tra le macerie – si legge in quella del dottor Refaat Alathamna – ho curato bambini che non sapevano perché facesse così male senza anestesia. Ho pronunciato più volte la parola mi dispiace che andrà tutto bene. A volte da salvare non c è niente. Tutto ciò che rimane è stringere, stringere la mano di una madre che ha appena perso suo figlio. Stringere la speranza come chi tiene accesa una fiamma in mezzo a un uragano. I miei figli mi chiedono se anche i medici muoiono. Rispondo di si. Ma prima di morire guariamo amiamo resistiamo”.
La piazza si è sciolta al termine del minuto di silenzio finale, dopo la lettura dei dieci articoli della convenzione di Ginevra che tutelano gli ospedali i sanitari e i civili; ed una poesia di una biochimica, uccisa in un bombardamento.
Un pensiero, infine, anche da parte del consigliere regionale cremasco del Pd Matteo Piloni, presente al Flash mob: “Un momento molto importante e toccante voluto dai sanitari dell’ospedale di Crema e non solo per ricordare i loro colleghi, detenuti od uccisi, a Gaza. In collegamento con altri ospedali d’Italia. Un ulteriore momento di solidarietà e vicinanza verso Gaza e il popolo palestinese, a cui hanno partecipato molte persone. È stato giusto e doveroso esserci”.
Riccardo Lionetto