Picchiato per un debito: la vittima
non si presenta in aula. "Ho paura"
Quattro giovani (due cremonesi, un albanese e un marocchino) sono a processo per tentata estorsione e per lesioni nei confronti di un 20enne residente a Crema. Il motivo sarebbe stato un debito di droga. La somma che Mattia, Mouad, Anoir e Hilton pretendevano era di 1.800 euro. I fatti risalgono al 22 gennaio del 2024 a Crema. Per l’accusa, Mattia, 25 anni, aveva contattato gli altri tre su Instagram, concordando di prelevare con la forza il 20enne e di sequestrarlo. La vittima era stata rintracciata al parco delle Rimembranze dove erano iniziate le richieste estorsive e le botte: i quattro lo avevano colpito con un pugno al volto, poi con pugni e calci fino a farlo cadere a terra. Gli imputati avevano continuato a colpirlo, soprattutto con calci alla testa e allo stomaco, e nel frattempo lo avevano minacciato: “Ti ammazziamo a te e a tutta la tua famiglia se non ci restituisci quello che devi”.
Tre di loro avevano poi caricato a forza il ragazzo su un’auto per portarlo a casa sua e costringerlo ad andare a prendere i soldi, riprendendo a colpirlo una volta a bordo, intimandogli di saldare il debito e continuando a minacciarlo: “Se non ci dai i soldi entriamo in casa tua e spacchiamo tutto“. Una volta arrivati davanti alla sua abitazione, gli era stato intimato di salire, mentre loro erano rimasti ad attenderlo nel giardino del condominio.

Il 20enne non era più sceso. Si era rifugiato in casa dove in quel momento erano presenti la madre e la sorella, che quando lo avevano visto ferito e sotto shock, avevano chiamato la ambulanza e polizia. Successivamente i quattro imputati si erano allontanati, ma gli agenti li avevano rintracciati e arrestati.
Oggi a processo avrebbe dovuto testimoniare la vittima, ma non si è presentata. “Non è venuto per paura”, ha detto ai giudici la sorella, che ha riconosciuto in aula tre dei quattro giovani finiti sotto accusa. “Li conosco di vista, li vedevo in giro ai tempi della scuola“. La ragazza ha raccontato del momento in cui il fratello è salito in casa. “Era pieno di lividi e botte sul viso e e di lesioni sul corpo. I vestiti sporchi di sangue. Lui era scioccato e ha solo detto che era successo un casino e che c’erano giù delle persone”.

Mentre la madre chiamava le forze dell’ordine, la giovane si era affacciata al balcone e aveva visto il gruppo di ragazzi. “Potete anche chiamare gli sbirri, ma noi non ce ne andiamo”, le avrebbero detto. “Siamo anche disposti a salire”. Poi l’arrivo della polizia, la fuga e gli arresti.
Gli imputati, attualmente tutti liberi, sono assistiti dagli avvocati Paolo Rossi e Doriano Aiolfi. Si difenderanno. Hanno ammesso che c’era stata una scazzottata, ma negato il resto.
La giovane vittima, invece, dovrà presentarsi a testimoniare il prossimo 13 gennaio. I giudici hanno infatti disposto l’accompagnamento coattivo.
Sara Pizzorni