Cronaca

Inchiesta "Curve" e la rapina nel
cremasco: Ferdico smentisce

AGGIORNAMENTO – L’ex capo ultrà Marco Ferdico, tramite i suoi difensori, gli avvocati Mirko Perlino e Jacopo Cappetta, “smentisce categoricamente le notizie apparse su alcuni organi di stampa circa una sua presunta collaborazione con lo Stato“. “Tali notizie sono del tutto false e prive di ogni fondamento”, spiegano i difensori. “Il signor Ferdico durante un interrogatorio richiesto della procura si è semplicemente limitato ad ammettere alcuni addebiti che gli sono stati mossi, circostanza che non può in alcun modo essere equiparata a un ruolo di collaboratore di giustizia. Si tratta dunque di una ricostruzione diffamatoria”.

Secondo quanto diffuso dall’Ansa, nell’inchiesta milanese ‘Doppia Curva’, che ha portato anche agli arresti di diversi esponenti della Curva Nord nerazzurra, Marco Ferdico, già condannato a 8 anni, avrebbe deciso di collaborare con i magistrati, come già fatto da un altro ex leader del direttivo ultrà nerazzurro, Andrea Beretta. Ma Ferdico, attraverso i suoi legali, smentisce la collaborazione con la giustizia.

Dalle dichiarazioni rese dall’ex capo ultrà sarebbe emerso un ruolo diretto nella pianificazione di una rapina a mano armata avvenuta nel 2022 a Ripalta Cremasca. Ferdico avrebbe fatto da basista per un’aggressione fuori da un ristorante ai danni di un conoscente benestante. La vittima fu colpita con una pistola puntata al volto e un pestaggio che provocò lesioni guaribili in 16 giorni. Furono rubati un orologio di lusso e cinque bracciali d’oro per un valore complessivo di 120mila euro.

Nei verbali, Ferdico avrebbe inoltre fatto il nome di Daniel D’Alessandro, arrestato lo scorso aprile in Bulgaria in un filone dell’inchiesta sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, lo storico capo ultrà dell’Inter ucciso a Milano il 29 ottobre 2022. Beretta, dal canto suo, aveva già tirato in ballo Ferdico nel “cold case”, attribuendogli il ruolo di basista e mandante della rapina. “Oggi sono qui per chiudere tutti i capitoli aperti che mi riguardano”, avrebbe dichiarato Ferdico davanti al pm di Cremona Francesco Messina, ammettendo che in quel periodo lui e D’Alessandro erano assidui consumatori di cocaina e avevano bisogno di denaro per finanziarsi.

Il gruppo avrebbe incassato 15mila euro a testa per la refurtiva e il colpo fu organizzato per saldare i debiti di droga di D’Alessandro. “Mi dispiace per questa cosa successa per colpa mia”, avrebbe aggiunto Ferdico. “E’ avvenuta in un momento in cui frequentavo un ambiente criminale e facevo uso di stupefacenti in modo esagerato. Oggi ho cambiato radicalmente vita”.

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