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Il mondo nelle mani di Merit:
Adigwe orgoglio cremasco

Un attacco di Adigwe nella finale col Giappone (foto Fipav)

La Nazionale femminile di volley Under 21 è campione del Mondo e a trascinarla sul tetto del pianeta è una piccola ma già luminosa stella della pallavolo italiana: Merit Chinenyenwa Adigwe, nata il 24 agosto 2006 a Crema, alta 184 centimetri. Opposto cresciuto nel Volley 2.0, forgiato da Matteo Moschetti, e ora all’Imoco Volley Conegliano.

Un campionato del mondo straordinario per la cremasca, Mvp per distacco, capace di mettere a segno 34 punti nella finale vinta al tie break col Giappone e 166 totali nella rassegna (132 attacchi, 24 muri e 10 ace).

“Orgoglio biancorosso”: esulta il Volley 2.0. “Altro grande orgoglio per lo sport cremasco”: sottolinea il sindaco Fabio Bergamaschi.

Adigwe è uno dei gioielli di una nazionale capitanata dall’ex Vbc Linda Manfredini e composta anche dalla centrale neo acquisto del Volley Offanengo Silene Martinelli.

Una vittoria del collettivo allenato da coach Nino Gagliardi: “È un sogno che si avvera – spiega il tecnico -. Dopo la finale persa lo scorso anno agli Europei U20, vincere oggi i Campionati del Mondo è qualcosa di straordinario. È un traguardo che si concretizza per tutto il gruppo e per i due staff che hanno lavorato con grande professionalità in questo biennio”.

A parlare poi è tutta l’emozione della protagonista Adigwe:

“Le sensazioni adesso da Campionessa del Mondo sono bellissime”: racconta Merit Adigwe alla Fipav. “Sono molto emozionata. La finale contro il Giappone è stata molto tosta, perché loro sono una squadra davvero forte e noi abbiamo avuto alti e bassi. Però siamo state brave a recuperare e ad avere pazienza per vincere la partita”.

Quali sono stati gli ingredienti principali di questo successo?

“Tra gli ingredienti fondamentali di questa vittoria mondiale c’è sicuramente la pazienza – spiega Merit -. Tornando alla finale, ad esempio, sapevamo che il Giappone è una squadra che difendeva tantissimo, quindi noi siamo state brave ad avere pazienza e ad attaccarle nei momenti giusti”.

Salire sul tetto del Mondo significa vincere di squadra in una competizione che ha riservato anche momenti complicati:

“In questo Mondiale – prosegue Merit -, ad esclusione della finale, le partite contro Polonia e Turchia sono state sicuramente quelle più complesse. Conservo un bel ricordo del match contro la Polonia, non solo per la vittoria ma anche perché, nelle difficoltà, siamo state in grado di rimanere unite e poi attaccarle. La sconfitta contro la Turchia, invece, ci è servita per svegliarci e dare il là alla vittoria finale”.

 

Ha una dedica questo trionfo?

Merit non ha dubbi: “Dedico questa splendida vittoria alla mia famiglia.”

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