Ruffoni e la scalata del Mera Peak:
il racconto al Panathlon Crema
L’ultima conviviale del Panathlon Club Crema prima della pausa estiva è stata dedicata al socio Filippo Ruffoni, 38enne scalatore montodinese che nel suo personale percorso di ascesa verso le cime più alte del mondo, dopo aver fatto tute quelle africane, ha iniziato quelle himalayane, toccando i 6476 metri del Mera Peak.
A introdurre la serata come di consueto informale per la conviviale estiva, il presidente Massimiliano Aschedamini il quale ha colto l’occasione per salutare il neo eletto presidente del Rotary Visconteo, Guarneri, prima di lasciare la parola a Filippo, che nel suo “battesimo” himalayano ha portato i gagliardetti del CAI Crema e del Panathlon Crema fin su in vetta.
Tecnicamente il Mera Peak è classificato come una salita “facile”, perché permette di sperimentare la reazione del corpo all’alta quota, tuttavia è un passaggio fondamentale: “Sono cambiate le normative d’ingresso per le montagne dell’Himalaya – ha specificato Ruffoni – il permesso di salita per poter affrontare le montagne più alte è subordinato alla scalata di montagne come il Mera Peak. Avendo raggiunto i 6476 metri, ora potrò avere un permesso per una nuova scalata, non oltre i 7500 metri”.
Quanto al Mera Peak, è una montagna inserita nel Parco Nazionale Makalu-Barun in Nepal, che presenta alcune insidie: la salita al primo campo base a poco meno di 5000 metri, e poi la salita verso la cima. Ruffoni fa passare sullo schermo a bordo piscina le numerose foto, testimonianza di questa straordinaria esperienza non solo sportiva, e prima di arrivare all’immagine da cartolina dell’alba vista dalla prospettiva dei 6476 metri, non poteva mancare il riferimento all’aeroporto Tenzing-Hillary di Lukla, tra i più pericolosi del monto.
Chiamato così in onore dei primi due scalatori dell’Everest, a circa mezz’ora di volo dalla capitale Kathmandu e a 2800 metri di altitudine, l’aeroporto di Lukla sorge su un terreno in forte pendenza, con la pista di poco più di 500 metri, che termina su un precipizio: “Qui possono atterrare e decollare solo piccoli aerei, l’atterraggio avviene in salita e il decollo in discesa”, dice Ruffoni. Da Lukla al campo base sono necessari 9 giorni di cammino, superando due passi tra salite e discese, con un itinerario che consente di visitare i monasteri buddisti e conoscere la realtà della popolazione sherpa. “Attenzione però – commenta Ruffoni – sherpa è la guida, sono buddisti e sono molto attenti alle caste. Chi nasce sherpa può diventare guida, gli altri sono i portatori che affiancano gli alpinisti e che vengono pagati secondo il peso trasportato”.
Nel suo racconto, non mancano descrizioni dettagliate sulla salita e altri aneddoti sulla popolazione nepalese, che si rivolge alla montagna come se fosse una divinità, oltre ai ringraziamenti per i compagni di viaggio russi del Team Elbrus, e riferimenti all’esperienza nei lodge, che consentono agli scalatori di dormire e avere pasti caldi.
“Sul Mera Peak, come sul resto delle montagne dell’Himalaya si percepisce la linea della nuvole e questa è la vera particolarità di scalare cime oltre i 6 mila metri”, conclude Ruffoni, per il quale nel percorso di allenamento verso cime come queste è essenziale “calibrare l’assenza di ossigeno e dedicarsi al potenziamento cardiaco”.
Ilario Grazioso