Cronaca

Rivolta d’Adda, inaugurato il museo
dedicato a San Francesco Spinelli

Un duplice momento speciale per la comunità di Rivolta d’Adda. È stato inaugurato infatti, dopo la messa solenne presieduta dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni, nella chiesa della Casa Madre delle Adoratrici, il museo dedicato a San Francesco Spinelli.

Un progetto che rappresenta un vero e proprio percorso biografico diviso su due direttrici. La prima, quella blu, racconta la storia di un uomo con fragilità, in un contesto storico e geografico ben definito, una vita umana che incontra una seconda direttrice, rossa, che rappresenta la misericordia di Dio. L’incrocio tra rosso e blu dà vita al viola, colore dei tempi forti, con il desiderio di incontrare la misericordia nel segno del perdono.

Il museo nasce dalla voglia di raccontare una storia che è viva ancora oggi, rappresentata da una cornice non finita, con tanti oggetti “in attesa di qualcosa”. C’è una storia che sta andando avanti, continua a germogliare e dare frutti. La voglia di non raccontare un “Santo da museo”, ma un Santo che parla.

L’architetto Andrea Vaccari è stato uno dei grandi protagonisti della realizzazione del museo: “Ho incontrato una comunità viva, che tramite il museo voleva raccontare e coinvolgere. In questo museo bisognava esporre opere che dovevano portare a qualcosa di più in alto, abbiamo condiviso tante riflessioni. Quello che si espone deve dare senso di luce, per questo è stato scelto il colore bianco, per valorizzare ciò che viene raccontato. Non conoscevo la vita di San Francesco Spinelli, mi ha dato tanta serenità, testimonianza di come si possa arrivare ad alti livelli nonostante i fallimenti che possono capitare nella nostra vita. La comunità di Rivolta è preziosa, grazie”.

“Poter lavorare a un’opera di questo tipo è stato un onore – sottolinea l’artista Luca Cavalca – L’idea era quella di creare un percorso all’interno del museo, che non fosse una semplice esposizione di opere, ma un museo vivo. Qualcosa che avesse l’intenzione di condurre i visitatori lungo quel percorso e quella strada che i Santi hanno il compito di indicarci. Abbiamo lavorato a livello simbolico, attraverso il percorso del museo che ha accompagnato la vita con la parte spirituale”.

“Abbiamo condiviso il percorso con le suore, con la voglia di raccontare il carisma e il messaggio, un percorso che arriva fino all’ultima stanza con questo quadro non finito”, conclude don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali.

Simone Guarnaccia

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