‘A Christmas Carol’,
ed è ancora sold out
Sold out annunciato e tanti applausi per A Christmas Carol, tratto dal celebre racconto di Charles Dickens, scrittore e giornalista britannico dell’ottocento, proposto ieri sera al San Domenico dalla Compagnia dell’Alba di Ortona (CH), che lo porta in giro in Italia dal 2019, con la regia e le coreografie di Fabrizio Angelini, che ne guida i 24 attori, dai bambini al protagonista, un volto noto della televisione degli anni novanta, quel Roberto Ciufoli de “La Premiata Ditta”, che anche ieri ha interpretato magistralmente il ruolo di Ebenezer Scrooge.
Ritmo e professionalità nell’interpretazione degli attori che hanno cantato dal vivo tutte le parti dello spettacolo, dove centrale è il racconto della freddezza del vecchio Ebenezer Scrooge, che nella notte che precede il Natale, tra un flashback e l’altro rivive, perché “per capire il presente, bisogna guardare al passato”, il percorso della sua esistenza, incontra il fantasma dell’amico Old Marley, e alla fine da quell’espressione sprezzante iniziale, “Il Natale è una scemenza”, completa la personale riflessione esistenziale e di cambiamento.
E lo fa, anche con riferimento ai sentimenti, all’importanza di volgere lo sguardo verso il prossimo, al concetto di bisogno e all’ignoranza, “dannazione del genere umano”, al giusto valore da attribuire alle ricchezze, ed a quello intrinseco del Natale, concludendo con l’augurio natalizio perché: “Non produce niente la ricchezza se la tieni senza dare, il Natale è finalmente mio ora che posso vivere nel presente, pensando al passato e guardando al futuro”.
Come si evince dalla stessa descrizione dello spettacolo che fa la Compagnia dell’Alba, al di là del significato della novella ambientata a metà ottocento, la trama potrebbe essere facilmente ricondotta alla stretta attualità del mondo contemporaneo, caratterizzato spesso da indifferenza, intolleranza, ritmi esasperati, finanche ricerca di un individualismo che arriva talvolta all’asocialità, nonostante l’imperante e pervasiva deriva social, che imporrebbe a tutti una connessione istantanea e continua, che forse nasconde la necessità di un ritorno a ciò che deve essere la vita reale.
Ilario Grazioso