Crema, il comune aderisce a Ready:
per la tutela dei figli di coppie LGBTQ+
Il Comune di Crema, partner della Rete RE.A.DY dal 2013, aderisce all’iniziativa nazionale approvata in occasione dell’Incontro Annuale disputato a Pesaro nei giorni 24 e 25 dell’ottobre scorso e, in corrispondenza della Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, celebrata lo scorso 20 novembre, ha voluto esprimere una richiesta alle istituzioni attraverso un comunicato stampa.
“Nella “Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza” – si legge – noi enti della Rete Re.a.dy (Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni che opera per il superamento delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), ricordiamo che l’art. 2 della Convenzione sui diritti dell’Infanzia, ratificata dallo Stato Italiano nel 1991, prevede quanto segue: “gli Stati parti adottano tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione…”. Per rendere effettivo questo impegno, chiediamo al Legislatore di intervenire per consentire anche ai bambini e alle bambine nati da un progetto familiare di una coppia non eterosessuale di vedere riconosciuta la loro famiglia al pari delle altre”.
“Vogliamo continuare a tenere alta l’attenzione sulla disparità di trattamento che subiscono i bambini e le bambine delle famiglie omogenitoriali – continua la nota comunale – che nel nostro Paese non hanno gli stessi diritti di figli e figlie nati e cresciuti da coppie di persone eterosessuali”.
La vita famigliare delle persone LGBT+ risulta, entro l’assetto normativo esistente nel nostro Paese, non ancora compiutamente tutelata, generando disparità di trattamento nel quadro degli Stati dell’Unione Europea e di fatto discriminando in primis bambini e bambine, che non vedono riconosciuto il loro diritto ad avere due genitori.
Il comune di Crema ha ribadito, dunque, l’esigenza di un intervento legislativo per consentire piena tutela a figli e figlie di coppie omosessuali: “Sui Sindaci e sulle Sindache si concentrano infatti sia le richieste di intervento per agire come ufficiali di stato civile nelle iscrizioni anagrafiche, sia le intimazioni delle autorità di governo a non farlo. Una situazione di intollerabile incertezza, generativa di ingiusta e dolorosa tensione sociale ed umana.”
L’assessora alle Pari opportunità del Comune di Crema, Emanuela Nichetti ricorda che “l’Italia è uno dei pochi Paesi Europei a non avere una legge che tuteli adeguatamente i figli e le figlie delle coppie omogenitoriali. Le famiglie omogenitoriali però esistono: è un dato di realtà.”
Aggiunge inoltre che “nel nostro ordinamento viene riconosciuta solo la responsabilità del genitore biologico e non quella del genitore elettivo. Per poter garantire i diritti ai figli e alle figlie delle coppie omogenitoriali l’unica soluzione, alla luce del vuoto normativo, è l’adozione in casi particolari. Questa possibilità però richiede una procedura giudiziaria, con costi significativi e tempi di attesa molto lunghi: portare a termine l’adozione, infatti, può richiedere mesi o anni. In questo periodo il bambino ha giuridicamente un solo genitore e il genitore intenzionale non può prendere decisioni per il minore in molti ambiti della vita quotidiana”.
La chiosa finale di Nichetti, dunque, è la proposta di un’eventuale soluzione: “Per ovviare a questi limiti, la soluzione migliore sarebbe un riconoscimento immediato alla nascita, come già chiesto da più di 300 Amministrazioni di tutti gli orientamenti politici durante l’incontro “Le Città per i Diritti” del 12 maggio 2023 a Torino. Solo così si potrebbe porre rimedio alla mancanza di tutele e diritti per i figli delle famiglie omogenitoriali e mettere fine ad una situazione che di fatto è discriminatoria. Anche la Corte Costituzionale ha già più volte richiamato il Parlamento a colmare questo vuoto legislativo. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che tutti i bambini sono persone, titolari di diritti inviolabili, tra cui il diritto alla relazione con entrambi i genitori. E’ necessario dunque, ed è un atto di civiltà, che il legislatore metta al centro il loro preminente interesse”.