Cronaca

Le donne caregiver:
emozioni in Sala Da Cemmo

Grandi emozioni in sala Pietro da Cemmo per la “Festa della donna Caregiver – La moda che cura“, con i racconti al femminile di chi si prende cura quotidianamente di persone con disabilità, genitori, figli, parenti, che hanno toccato le corde più intime dell’anima di ciascuno.

Moderato da Gianluca Savoldi, il programma della manifestazione si è articolato in tre momenti: prima l’esibizione delle ballerine Le Perle d’Oriente, sulle note di “This is me”, seguito dalla sfilata delle modelle caregiver che hanno indossato gli abiti di tre atelier cittadini, Barbara Montagnoli, Il Setaccio, e La case di Ale. La seconda parte ha invece riguardato le testimonianze di donne caregiver, i loro racconti di vita vissuta, tra letture, applausi, emozioni. Nell’ultima parte del programma, la presentazione del calendario delle caregiver, che rende visibili queste donne spesso invisibili, grazie agli scatti di Antonio Bonizzoni ed al trucco curato dagli studenti dei corsi di operatori del benessere di CrForma, come ha raccontato Giovanna Barra, presidente dell’Associazione Diversabilità ODV, anima di tutta l’organizzazione. Un calendario che volutamente è stato presentato qualche giorno prima della ricorrenza dell’otto marzo, nelle cui pagine non sono presenti i giorni del mese, perché vuol essere un calendario senza tempo, per abbattere i muri delle discriminazioni e veicolare il messaggio a tutte le donne caregiver: prendersi cura di chi cura, sempre, non solo l’otto marzo.

L’evento promosso da diverse realtà associative del territorio è stato patrocinato dal Comune di Crema, rappresentato in sala dagli assessori Giorgio Cardile, Cinzia Fontana, Anastasie Musumary, Emanuela Nichetti e da quello di Ripalta Cremasca, rappresentato dal sindaco Aries Bonazza. Numeroso il pubblico presente, tra cui i consiglieri regionali del territorio, Matteo Piloni e Riccardo Vitari, che ha portato anche i saluti della ministra per le disabilità Alessandra Locatelli e dell’assessore regionale Elena Lucchini.

Centrale in tutta la manifestazione la figura del caregiver familiare (letteralmente “prestatore di cura”), nella stragrande maggioranza dei casi donna, che quasi annullando la sua stessa esistenza, si occupa dell’assistenza di un famigliare con disabilità. Normativamente, il profilo del caregiver è stato riconosciuto per la prima volta dalla legge di bilancio 2018, ma proprio per un completo riconoscimento del ruolo dei caregiver (circa 8 milioni di persone in Italia, ndr), gli organizzatori hanno indirizzato nei mesi scorsi una lettera al Presidente della Repubblica.

Nelle parole lette dalle protagoniste, tra le quali anche la consigliera comunale Ilaria Chiodo, testimonianze di quotidianità fatte di dolore trasformato in sorriso, accettazione della diversità, di pochi amici che restano, di discriminazione a scuola, nella vita, sul lavoro, ma anche di interrogativi, quali ad esempio: “Chi lo cura il caregiver?”, perché com’è stato sottolineato, “oltre la malattia ci siamo noi, in quanto donne e non solo caregiver”, che devono riappropriarsi delle loro vite.

“Chi mi vede per la prima volta nota subito la mia carrozzina, ma io non sono una carrozzina” ha esordito così Cristina Piacentini del Comitato Crema Zero Barriere, rivendicando il suo essere donna e mamma. “Noi esistiamo e non dobbiamo essere invisibili. Siamo donne – ha aggiunto – che vogliono continuare ad essere protagoniste della loro vita”. Tra gli altri interventi, Debora Moretti, fondatrice e presidente della Fondazione Libellula e Anna Bovi presidente per la Lombardia dell’Associazione Nazionale Genitori perSone con Autismo (ANGSA), che con la ricercatrice Cristina Panisi, ha evidenziato alcune criticità: dalla mancanza di educatori, sottopagati e poco valorizzati, al ruolo fondamentale che riveste l’équipe multidisciplinare, la cui assenza equivale ad una condanna del futuro per le persone con autismo.

In chiusura Chiara Capetti, direttrice della sede di Crema del Cr.Forma, i cui studenti hanno supportato dall’inizio questo progetto: “La relazione educativa richiede tempo ed è un compito che non finisce mai, com’è il compito delle caregiver” ha detto la direttrice del CrForma, con un pensiero per la mamma presente in sala, da 47 anni caregiver, perché “se educare alla cura passa dal buon esempio, tu sei esempio di forza resilienza e amore”.

Ilario Grazioso

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