Cronaca

Eccellenza artigiana
al Rotary Visconteo

Impresa artigiana ed eccellenza dolciaria nella conviviale Rotary Club Pandino Visconteo, che ha avuto quale relatore Massimo Rivoltini, da 13 anni presidente di Confartigianato Cremona, nonché al vertice dell’omonima azienda di famiglia, la Rivoltini Alimentare Dolciaria di Vescovato, nel cremonese. Prima della relazione, come sempre l’apertura della serata a cura del presidente Paolo Spadari, il quale ha fatto il punto sui service in corso: dai filari di alberi a Chieve, al progetto sulla biodiversità con la scuola di Bagnolo, senza dimenticare gli appuntamenti rotariani del prossimo marzo a Piacenza.

Presentato da Fabiano Gerevini, appassionato l’intervento di Massimo Rivoltini, che partendo dalla storia dell’azienda di famiglia ha fatto un excursus su uno dei prodotti tipici della provincia e della città di Cremona in particolare, il torrone, la cui ricetta risale alla fine del quattrocento, e che deve la sua diffusione a Cremona grazie alla via di comunicazione naturale qual è stata il fiume Po, che ne ha consentito nei secoli scorsi l’arrivo degli ingredienti, in primis le mandorle.

Tanti i tipi di torrone che si producono oggi in Italia, da quello cremonese, con miele, mandorle, zucchero, albume d’uovo e aromi, al mandorlato veneto, e poi la tradizione piemontese dell’astigiano e di Alba, quella Toscana, fino ai torroni più morbidi e aromatizzati, da quelli beneventani ai siciliani al pistacchio, che confermano la tendenza verso un prodotto meno classico e friabile, man mano che si percorre lo stivale verso sud. Tra i pregi del torrone cremonese, la cottura lenta e la tostatura delle mandorle in bianco ha detto Rivoltini, che poi ha ripercorso le tappe di sviluppo aziendale e le varie generazioni che si sono succedute alla guida dell’azienda: dagli albori, nei primi anni venti del novecento, con il bisnonno carrettiere e i suoi figli, che da una vecchia caldaia avviarono l’arte della produzione artigianale del torrone. Quindi la guerra ed il passaggio da un’economia per certi aspetti medievale, ad un’economia industriale, gli anni del successo e allo stesso tempo degli interrogativi sul futuro. Diventare un’industria o restare artigiani, dice Rivoltini ricordando il padre, che ha spinto verso la conferma di un’idea di impresa ed uno stile, che poi caratterizzerà l’azienda fino ai giorni nostri: restare artigiani, perché la qualifica di produzione artigianale è legata al come si fa un prodotto, non alla quantità: “Noi abbiamo deciso di replicare tante volte un processo, che resta artigianale e questo è stato mantenuto anche nei passaggi generazionali. Per fare un torrone industriale servono 20 minuti, per fare un torrone artigianale come il nostro, ci vogliono 12 ore”, conclude Massimo Rivoltini.

E così dai 12 dipendenti ed un fatturato di poco meno di un miliardo e mezzo di lire a metà anni novanta, si arriva con la costituzione della nuova società, alla quinta generazione di Rivoltini, e ad un fatturato che ora si aggira sui 9 milioni di euro, con 85 dipendenti ed un stabilimento all’avanguardia sempre a Vescovato. Ma la storia di successo della Rivoltini è storia di una realtà produttiva impegnata a coniugare tradizione, innovazione, nuove sfide e nuovi mercati. Così ora alle classiche linee di produzione del torrone, si affiancano quelle degli snack biologici e delle barrette energetiche, prodotte in 80 mila unità al giorno: “Su questo prodotto il mercato offre prospettive enormi, oggi il nostro fatturato è per il 30% derivante dalla produzione del torrone e per il 70% dalle barrette – conclude il presidente Rivoltini – con 14 milioni di barrette prodotte all’anno in un impianto 4.0”.

Ilario Grazioso

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