Per I Mondi di Carta,
i direttori Fontana e Tarquinio

Per il decennale de I Mondi di Carta, ieri sera il presidente Enrico Tupone nella Sala Pietro da Cemmo ha accolto il gotha del giornalismo italiano e dei quotidiani italiani, per parlare di presente e di futuro: Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Con loro, Paolo Gualandris, vice direttore de La Provincia di Cremona e, a fare da moderatore, il giornalista e socio de I Mondi di Carta, Walter Bruno. Cos’è oggi l’informazione, si chiede Walter Bruno interrogando gli ospiti sui cambiamenti nella vita di redazione “Pensate a un giornalista come me, che quando ha iniziato la carriera non aveva né internet e né il cellulare”, dice Luciano Fontana, parlando di trasformazione culturale oltre che tecnologica, che raggiunge il culmine dopo la rivoluzione digitale, con i social e la banda larga. “È cambiata completamente la vita”, commenta il direttore del Corriere, che evidenzia come ormai c’è un lavoro in redazione 24 ore su 24, con l’edizione digitale che fa da guida, selezionando quello che andrà poi sulla carta. Presentando il direttore di Avvenire, Walter Bruno parla di “un giornale che piace, senza perdere di vista i valori fondanti”: per Marco Tarquinio, c’è la volontà di raccontare tutto, “ma nell’arco della settimana, raccontare anche la parte del Paese che fa la cosa giusta”. Il direttore prende in prestito lo slogan di una famosa campagna pubblicitaria, per dire che se è vero che la potenza ha bisogno di un controllo, analogamente la potenza di una notizia, deve essere mediata dall’intervento del giornalista. “Questa seconda rivoluzione digitale è quella che ci ha cambiato di più – osserva Tarquinio – ma sogno di lasciare un giornale che ha una sua architettura, una gerarchia di notizie, con l’opinione separata dalla cronaca”. A Paolo Gualandris, il compito di rappresentare il cambiamento nella realtà di una testata locale: “La differenza tra noi e certa informazione online, è che noi ci mettiamo la faccia”, dice il vice direttore de La Provincia.
In un incontro sul presente ed il futuro dell’informazione giornalistica, non poteva mancare il tema delle notizie farlocche o fake news, “figlie della proliferazione delle fonti”, dice Walter Bruno. Di fake ne giravano anche prima, ricorda Luciano Fontana, solo che ora c’è la possibilità per chiunque di connettersi e far diventare una notizia globale. “Occorre distinguere la notizia falsa, perché imprecisa, da quella falsa, perché altri vogliono diffonderla, per interessi economici o politici” dice Fontana, che poi si chiede in che modo porre un argine. “L’unica difesa è l’organizzazione professionale, e poi la scuola – dice Fontana – che aiuta a operare confronti, a far crescere lo spirito critico per un mondo più consapevole”. “Sono diventato direttore a seguito di una fake news sul mio predecessore – ricorda il direttore Tarquinio, con riferimento alla vicenda di Dino Boffo – una storia che rimane nella storia del giornalismo. La difesa siamo noi che facciamo questo mestiere – continua Tarquinio – ma anche i lettori, cittadini digitali di questo tempo, perché fare informazione di qualità, significa essere guardiani della democrazia e dell’umanità”.
Altro elemento che non poteva mancare in un incontro sul giornalismo del nostro tempo, quello che coinvolge il rapporto con la medicina e la scienza, ancor più a seguito della pandemia. “ Il rischio di passare da allarmisti a negazionisti c’è stato, ma il segreto è affidarsi a chi ne sa di più, per dare le notizie giuste. In una parola, affidarsi alla competenza” dice Luciano Fontana. Il direttore di Avvenire fa invece la differenza tra ideologismi e ideologie, in un’epoca nella quale ci sono tanti ideologismi: “Noi forse siamo uno dei paesi che ha dato la prova migliore”, dice Tarquinio, mentre per Paolo Gualandris, il mondo del giornalismo locale ha rappresentato la frontiera dell’informazione, personificando il concetto di servizio pubblico nel territorio, dando voce alla scienza, contrastando negazionisti e complottisti.
Riprendendo il titolo della rassegna, uno sguardo al futuro: per Tarquinio la speranza è che ci sia ancora un giornale, perché “ci sono cambiamenti ad una velocità rapidissima, e noi cerchiamo di far fronte”, dice il direttore, citando l’investimento del suo giornale con l’inserto bisettimanale Popotus, rivolto ai bambini, nella nuova veste grafica ad alta leggibilità, grazie all’utilizzo del font “Leggimi”, pensato per chi ha problemi a decifrare le parole. Sulla stessa linea Fontana, per il quale l’interrogativo è rappresentato dalle piattaforme sulle quali continueremo a leggere, anche se centrale è la capacità di operare le correzioni opportune in caso di errori. Di giovani, poco avvezzi alla lettura, ma anche di scarso appeal della professione giornalistica, ha parlato invece Gualandris, citando proprio il report degli incontri nelle scuole e auspicando un’inversione di tendenza.
Ilario Grazioso