Dopo un anno di stop, riapre
sabato il presepe dei Sabbioni
Dopo un anno di stop causa pandemia, riapre il presepe dei Sabbioni, tradizionale appuntamento delle festività cremasche. Tremila metri quadrati via Rossi Martini, a metà tra il sacro – della Natalità – ed il profano – la tradizione cremasca. Infatti, il perimetro delimita molto più che la classica e famigerata capanna di Betlemme. È una vera e propria riproduzione di ciò che fu l’Italia – Crema compresa – di qualche tempo fa. La bottega del fabbro, la macina ed il mulino. Ma anche Marcellino pane e vino, le scuole elementari e la ferrovia. Questa è solo una parte delle ambientazioni riprodotte nel corso degli anni da Giovanni Alghisio – capo artistico ed artigianale, scomparso quattro anni fa – e dal suo staff. Staff di amici, che, ad oggi, continuano a mantenere viva la tradizione.
Niente novità, per quest’anno, sotto le tettoie del presepe. Sono state mantenute e sistemate tutte le ambientazioni presenti. La modalità di accesso, invece, è cambiata. Il green pass è obbligatorio per i maggiorenni, mentre tutti coloro che hanno più di 6 anni dovranno indossare la mascherina. Niente vin brulé e tè caldo, per ottemperare alle normative anti-covid.
Quest’anno ricorre il 33esimo anniversario dalla nascita di quessto frande presepe, con statue a grandezza naturale. Lungo questo arco di tempo, da quando il “frer” Giovanni Alghisio, raccogliendo un suggerimento di una vicina di casa, ha iniziato a costruire quello che oggi è riconosciuto come un presepe-museo unico nel suo genere in Lombardia e probabilmente in Italia, che ogni anno durante la sua apertura riceve la visita di migliaia di persone provenienti da molte città del Nord e non solo.