"Il Montessori di Crema": al San
Domenico il libro-testimonianza
Nonostante la prima imbiancata della stagione è stato presentato oggi 8 dicembre al San Domenico, “il Montessori di Crema – tra storia e racconto”, volume del Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, curato da Annalisa Andreini e Romano Dasti, dedicato ad una delle istituzioni educative più cara ai cremaschi, raccontata nella sua evoluzione storica a partire dalla metà dell’Ottocento ed in particolare, al passaggio al “metodo Montessori”.
Dopo i saluti di Nino Antonaccio, presidente del Galmozzi, sul palco Arianna e Beatrice Piacentini, Beatrice Madona, Francesco Bettinelli e Samuele Loddo, per un intermezzo musicale, con Elvira Guerini e Luca Tommaseo, docenti di musica che lavorano con il Montessori. A seguire, una riduzione teatrale con Nicolò Schiavini, Margherita Cremaschini, Melissa Chater, dei corsi di teatro di Rosa Messina.
La descrizione della pubblicazione, elegante nella grafica di Davide Severgnini, è toccata all’ex presidente del Galmozzi, Romano Dasti, supervisore di un lungo lavoro che ha visto impegnata anche Annalisa Andreini. “Da circa 150 anni il Montessori, conosciuto anche come Casa dei Bambini Iside Franceschini, sta nel cuore della città di Crema, perché molte famiglie hanno mandato i loro figli. In questo lavoro – ha aggiunto il dirigente scolastico dell’IC di Offanengo – si sono approfonditi diversi periodi, con tante testimonianze, mettendo l’accento sugli ultimi 50-60 anni, da quando è stato attuato nell’attività didattica quotidiana il metodo Montessori”.
Si tratta di un libro fatto da sole donne, ci dice invece Nino Antonaccio: un team di autrici, che si è diviso il compito di raccontare attraverso la storia, la genesi della casa dell’infanzia, del metodo Montessori, e di ciò che rappresenta il Montessori per Crema. Nel volume ci sono anche capitoli dedicati ai ricordi, una parte colorata dove non c’è più il dato oggettivo, ma soggettivo, con le sue nostalgie, aggiunge Antonaccio, che evidenzia anche la presenza di uno special guest: “Il giornalista Beppe Severgnini particolarmente legato al Montessori, prima come alunno e poi come papà di un alunno, che ci ha concesso di pubblicare alcuni stralci da sue pubblicazioni, dove cita il Montessori come esperienza formativa”.

Un volume quello presentato al San Domenico, che ha concretizzato un’idea di una decina di anni fa di Barbara Pagliari, con il Centro Galmozzi che negli ultimi due anni ha inteso sistematizzare il materiale, coinvolgendo nella ricerca storica di diverse autrici, a partire dalla vice presidente Imma Russo, la quale ha analizzato attraverso le fonti storiche e di archivio, gli anni ’60 e ’70, subito dopo il pensionamento di Iside Franceschini.
Un percorso che ha dato spazio al racconto storico di Marita Desti, alla figura di Anna Mancastroppa, alle interviste alle maestre Annalisa Radici, Elvira Guerini, Mariangela Carelli e Angela Patrini, senza dimenticare il raccordo con il presente, grazie alla collaborazione dell’attuale direttrice Emilia Caravaggio o il riferimento ad esperienze come l’apertura del Montessori per la Giornata FAI d’autunno 2019, organizzata dalla delegazione guidata da Annalisa Doneda.
Spazio al metodo Montessori nella seconda parte del libro, con i contributi di Emilia Caravaggio tra pedagogia e racconto di una giornata tipo al Montessori, Mariella Amato, Annalisa Andreini e per chiudere, i ricordi e il citato intervento di Beppe Severgnini.

Il volume è dedicato a Maria Thevenet, per decenni figura di riferimento della Casa dei bambini ed a lei è stata dedicata anche la chiusura della presentazione del San Domenico, con la riproposizione di un’intervista realizzata dal Galmozzi, nella quale si ripercorrono le tappe della sua vita, dalla decisione di seguire il corso sul metodo Montessori tenuto da Giuliana Sorge a Verona, ai vari passaggi nelle scuole cittadine.
Nel suo saluto Stefania Bonaldi ha invece sottolineato come il “Montessori, scuola paritaria gestita dal comune, rappresenta uno degli investimenti più belli e i documenti come questo del Galmozzi, aiutano a mantenerne viva la memoria. Non si tratta di romanticherie – ha concluso la sindaca – ma di ricerche storiche, intrise di umanità”.
Ilario Grazioso