Tornano a crescere i reati venatori in provincia di Cremona
Sono tornati a salire, nel 2019, i reati nell’ambito dell’attività venatoria commessi in provincia di Cremona: sono stati 6, contro uno solo dei due anni precedenti. Complessivamente, negli ultimi 10 anni, sono stati 56. A fornire i dati l’annuale rapporto del Cabs, secondo cui in tutto nell’anno sono stati registrati 434 eventi contro la fauna selvatica (59% in danno della fauna alata, 25% contro mammiferi e restante parte riguardante sequestro munizioni, caccia in periodo di divieto etc.) per un totale di 1147 denunciati, in calo rispetto ai numeri degli anni precedenti.
Inquietante il fatto che sia la Lombardia la Regione al primo post nell’analisi delle regioni che si guadagnano la maglia nera del bracconaggio (31% dei reati contestati in Italia).
Spicca, tra le diverse tipologie di denunce, l’alta percentuale di specie protette e particolarmente protette uccise da chi viola legge (34%). All’interno di tale percentuale raggiunge persino l’85% la quota spettante alle specie particolarmente protette, ossia a quelle ove massimo è il grado di protezione riservato dalla legislazione nazionale e comunitaria. Seguono, entrambi al 17%, i casi riguardanti l’uso di trappole e richiami elettromagnetici, il mancato rispetto del periodo di divieto (11%), l’uso di altri richiami illegali (8%), la caccia in area di divieto (7%) e le armi modificate (3%).
Tra le specie particolarmente protette centrate dai bracconieri, risultano primi gli uccelli rapaci (29%) sia notturni che diurni. Significative poi appaiono le percentuali che distinguono le categorie di persone sanzionate in possesso di licenza di caccia e non. Escludendo un 3% non specificato si tratta rispettivamente del 63% e 34%. Insomma sono principalmente i cacciatori a bracconare, anche se meno che negli anni precedenti, quando raggiungevano percentuali dell’80%.
Lo studio evidenzia infine “l’assenza di controlli in una materia – la caccia – dove si gioca la salute della biodiversità italiana ed europea”. Nel rapporto del Cabs, infatti, si evince come “in un anno 340 delle 1147 persone denunciate (29,6%) siano riferibili all’attività di guardie venatorie volontarie, zoofile o ecozoofile, attivatesi con il supporto di agenti di polizia giudiziaria (CFS, Polizia Provinciale, Carabinieri, Polizia). Il numero più alto di persone denunciate deriva da operazioni dei Carabinieri Forestali (638 persone, 65%), di cui 187 vanno addebitate alla Soarda, la speciale Sezione Operativa Antibracconaggio Reati in Danno degli Animali. Si riducono, invece, le operazioni dei pochi nuclei rimasti della Polizia Provinciale, falcidiata dalla riforma della pubblica amministrazione. In tre anni sono passati dal 18% del totale ad appena l’8%”.