Cronaca

Scrp, i sindaci usciti diffidano società: 'Se serve chiederemo intervento Corte dei Conti'

Una diffida che, a quanto si legge nella lettera dell’avvocato Raffaella Borgogna, potrebbe portare a chiedere l’intervento della Corte dei Conti. Non si ferma la battaglia degli 8 sindaci fuoriusciti da Scrp (Grassi – Casale Cremasco, Gallina – Soncino, Polla – Romanengo, Bertoni – Palazzo Pignano, Marani  Salvirola, Cristiani – Casaletto di Sopra, Barbati – Trescore Cremasco e Arcari – Ticengo) che dopo sei mesi dall’aver esercitato il diritto di recessione dalla partecipata denunciano il fatto di non avere più notizie circa la loro liquidazione.

“Sei mesi è il termine ultimo per legge – ha attaccato Antonio Grassi, sindaco di Casale Cremasco, in conferenza stampa – Il nostro sospetto è che si voglia chiudere la società proprio per non darci quanto ci spetta”. La contestazione dei sindaci deriva dal fatto che se prima avrebbe dovuto essere Scrp ad inglobare Consorzio.it, ora si verificherà l’esatto contrario.

Una decisione che i primi cittadini degli 8 Comuni definiscono “improvvisa e sulla quale nutriamo forti perplessità riguardo la validità”. Un’ulteriore perplessità punta invece sul valore delle quote per ogni azione “che a giugno ammontavano a 77,04 euro. Se ora, con questa nuova operazione, dovessero cambiare, cosa significa? Erano sbagliati i conti?”

Anche il voler trasformare Scrp in centrale unica di committenza (Cuc) lascia dubbiosi Grassi e compagni: “A Roma, al Governo centrale, si sta discutendo se affidare questa mansione agli enti Provincia. Se dovesse accadere quale funzione avrà la nuova società?”.

Non da ultimo viene messa sotto accusa la clausola secondo cui “Il fatturato della società in house dovrà derivare in misura superiore all’80% da attività affidate dai sindaci (articolo 3.7 del nuovo statuto). Ciò vuol dire – ha concluso Grassi – che i Comuni soci saranno costretti a rivolgersi a Consorzio.it S.p.A.. Sì, S.p.A., e la beffa più grande è proprio questa: una società in house che, però, resta una società per azioni”.

Ambra Bellandi

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