Politica

Amministrative: Rifonda sola Bettenzoli: Sinistra diffusa', Stanghellini: 'Non ci sto'

Rifonda apre alla sinistra, senza candidato e senza falce e martello. “A tutta la sinistra locale, dagli ex socialisti, ai ragazzi dell’Arci di Ombriano, tanto per fare un esempio; da Sel ai sindacati”.

Lo spiega Giuseppe Bettenzoli, assicurando anche che “non ce ne andremo prima di maggio, anzitutto per rispetto verso l’elettorato e poi perché il partito è già stato spaccato a sufficienza su questa vicenda”. Spaccatura che durante l’ultima riunione del comitato direttivo federale e circolo cittadino, sembra essersi sanata: “L’idea di uscire da questa coalizione va avanti da due anni. E’ stata sofferta – prosegue Bettenzoli – ma la divergenza di contenuti con il Pd è diventata tale da non poterci permettere di restare. Non possiamo lavarci la coscienza, rispetto alle nostre idee, solo votando contro o attraverso l’astensione”.

Una divergenza che si è ampliata con alcuni accadimenti e politiche a livello nazionale, uno su tutti il referendum, “ma aggiungerei il jobs act, o la buona scuola e tanti altri temi che ci convincono sempre più che questa non sia la sinistra che intendiamo noi. Per quanto concerne il locale, il tema più ostico a Rifonda è quello delle partecipate: la Bonaldi ha privatizzato quasi tutto”.

Si riparte, dunque, da una “sinistra diffusa, per mettere in campo idee e contenuti diversi ma con lo stesso ‘sfondo’. Abbiamo voglia di dialogo – rimarca Bettenzoli – e non abbiamo alcuna intenzione di imporre alcuna decisione né sul programma, né tanto meno sul candidato sindaco. Lo si troverà insieme se riusciremo a riunire la sinistra”.

Il problema con la Bonaldi pare essere davvero più politico che personale, difatti Bettenzoli auspica ad una separazione consensuale tra Rifondazione Comunista e il Pd: “Non voglio minimamente scendere ai livelli di certi politici, non ho intenzione di attaccare nessuno. Se non saremo cacciati garantiremo, fino a maggio, il sostegno a questa maggioranza”.

Poi le strade si separeranno. Ma se la gran parte dei rifondaroli si trovano in accordo, Renato Stanghellini e, forse, qualcun altro, non la pensano allo stesso modo.

Già negli scorsi mesi le tensioni del militante storico con il partito si sono innalzate a causa dell’affaire San Domenico, tensioni che hanno portato alla revoca dell’incarico di capogruppo in Consiglio a Stanghellini.

E le divergenze sembrano essere sempre più evidenti. “Vorrei andare in pensione – ha detto Stanghellini – Ma non voglio che il partito si disperda. Era ancora tutto in divenire dopo la riunione, ma a quanto pare è stato già deciso. Per quanto mi riguarda non sono mai stato uno da ‘muro contro muro’ – ha concluso – Mi adopererò per formare una lista comunista democratica che appoggi il sindaco Bonaldi”.

Ambra Bellandi

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