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'Intralot' su maglia azzurri, Pastorale sociale non ci sta Perri non prende posizione

Ormai è cosa fatta: sulle maglie della nazionale di calcio ci sarà lo sponsor “Intralot”, società diventata oggi uno dei più importanti operatori mondiali nel mercato dei giochi d’azzardo; con attività in oltre 57 paesi del mondo, più di 5.100 impiegati Intralot ha fatturato quasi 2 miliardi di euro nel 2015.

Un colosso, dunque, che sarà in bella mostra sulle maglie degli azzurri. Ma questo non piace proprio a tutti, addirittura Sinistra Italiana ha presentato un’interrogazione in Parlamento per chiedere se sia questa la linea tenuta dal Governo per contrastare il gioco d’azzardo.

Anche Crema, nel suo “piccolo”, fa sentire la propria voce: il presidente della Pastorale sociale per il lavoro Marco Cassinotti, ha scritto un appello al presidente della Figc Carlo Tavecchio e alle Istituzioni affinché possano trovare una soluzione per rescindere il contratto con Intralot. “Lo sport deve restare slegato da questa catena, libero da contratti che tentano di coinvolgere i giovani e le famiglie nell’illusione dei soldi facili, precipitandoli invece nella dipendenza scura e ingannevole. Lo sport è un veicolo di valori sociali – ha affermato Cassinotti – Basta guardare le realtà territoriali per capire quale sia il vero scopo dell’attività sportiva: includere ed educare”.

“Le notti in cui gioca la nazionale devono restare ‘notti magiche’, in cui si vive quell’unione particolare che ci rende orgogliosi della maglia azzurra, senza che questa sia associata al gioco d’azzardo. Confidiamo in una riflessione generale che porti a scelte concrete che tutelino le fasce più deboli e vulnerabili”, ha proseguito.

L’appello arriva in coincidenza con le premiazioni del Coni di ieri sera e Cassinotti ha chiesto a Oreste Perri, presidente del Coni Lombardia,  di prendere una posizione chiara in merito alla vicenda: “Il Coni è il Comitato olimpico, è garante dello sport, del vero sport. Sono certo della sensibilità di Perri e sono certo che anche lui non voglia vedere legati il nome e i colori della nazionale azzurra ad una società di gioco d’azzardo”, ha concluso Cassinotti.

Ma il presidente della Pastorale sociale per il lavoro non resterà soddisfatto dalle parole di Perri. “Non è compito mio prendere posizione né decisioni, anche se posso non essere d’accordo. Ognuno prenderà la decisione che ritiene opportuna – ha detto il presidente lombardo del Coni – E’ una vicenda che, francamente, non avevo seguito particolarmente da vicino. Il presidente nazionale del Coni Giovanni Malagò si è già espresso in merito”. Malagò aveva dichiarato, non più di due mesi fa che questo tipo di scelte, all’estero, sono ampiamente diffuse, e non aveva quindi preso troppo le distanze dalla possibilità della sponsorizzazione da parte del colosso dell’azzardo.

“Non è compito dello sport risolvere il problema della ludopatia – ha proseguito Perri – La realtà è che per arginare il fenomeno bisognerebbe eliminare le macchinette, per evitare che le persone più fragili possano incapparvi e sbagliare. Dare un segnale non basta, è necessario agire”.

Ambra Bellandi

 

 

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