Politica

Riorganizzazione scolastica, salta la votazione: “scelta presa a malincuore”

Carlo Vezzini, Davide Viola, Stefania Bonaldi

“Quanto verificatosi ieri in Consiglio provinciale, durante la discussione sul dimensionamento delle scuole superiori, è frutto della mancanza di dialogo e, purtroppo, della volontà non nostra di imprimere fretta a un percorso che non ha termini perentori, generando una forzatura”. Così il sindaco Stefania Bonaldi spiega la decisione dei sindaci cremaschi di far mancare il quorum alla votazione sull’accorpamento degli istituti scolastici proposto dal presidente della provincia Vezzini.

La premessa è d’obbligo: “non riteniamo questa scelta una vittoria, pur non avendo nulla di cui pentirci”, commenta il sindaco Bonaldi, che dalla sua pagina Facebook sintetizza il gesto con un hashtag: #malinquorum. La protesta dei sindaci cremaschi va inquadrata in un’ottica di eguaglianza: “voler metter mano al Liceo artistico Munari e all’Istituto Marazzi, dividendo la sede cremasca da quella cremonese, con lo scopo dichiarato (e pure condiviso) di mettere in salvaguardia la scuola di liuteria cremonese dello Stradivari accorpandola alla porzione cremonese del Munari, è un principio che si sarebbe allora dovuto applicare anche all’istituto Stanga”.

La proposta cremasca di scindere le sedi dei tre istituti coinvolti – Marazzi, Munari, Stanga – va nella direzione di una maggiore efficienza e funzionalità, per la gestione dell’istituto e per il personale impiegato. Ci sono poi questioni di metodo: “sarebbe servito più tempo per valutare meglio gli accorpamenti scolastici – aggiunge Bonaldi – secondo criteri di omogeneità e coerenza. La proposta arrivata ieri in consiglio provinciale indicava la possibilità di tenere unite le sedi di Crema, Pandino e Cremona dello Stanga, con dirigenza a Cremona, e invece accorpare in una unica scuola gli istituti cremaschi di liceo Munari e istituto Marazzi, francamente poco, pochissimo omogenei”.

Tuttavia, la richiesta dei sindaci cremaschi di allungare i tempi per approfondire la questione non ha trovato spazio nell’agenda delle priorità di Cremona. “Di fronte alla scelta miope del presidente Vezzini e dei restanti consiglieri provinciali di andare fino in fondo, senza cercare invece maggiore coesione, abbiamo nostro malgrado deciso di fare mancare il quorum”: una scelta obbligata, sostiene il primo cittadino di Crema. Che però puntualizza: “non si può compiere scelte a cuor leggero, decidendo a maggioranza e contro le indicazioni e istanze di un numero così consistente di sindaci. A maggior ragione in un momento così delicato come l’attuale, che chiama in causa anche temi importanti come il perimetro delle future aree vaste e l’orientamento dei territori. Occorre, in ultima analisi, ricordare che esisteva un mandato preciso dell’area omogenea cremasca, per altro pubblicizzato pubblicamente anche durante una conferenza stampa. Noi l’abbiamo rispettato”.

[L’intervento del sindaco Bonaldi]

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