We care: parte da Crema il progetto dell’Unione induista
Parte da Crema il progetto We care dell’Unione induista italiana. Più precisamente partirà dal parco Chiappa, dove un gruppo di ragazzi tra i 18 e i 25 anni si dedicheranno alla manutenzione del verde. Il progetto è stato presentato ieri pomeriggio dall’assessore Fabio Bergamaschi e da una nutrita rappresentanza induista, che porterà l’iniziativa in tutta Italia.
Simile nel nome e nella filosofia, We care ricalca da vicino i tratti essenziali del progetto I care, lanciato dall’amministrazione ormai due anni fa. Il motto è “gettare semi di pace per una maggiore integrazione e una migliore convivenza a livello territoriale e nazionale”. Il progetto consterà di lavori socialmente utili, individuati dalle varie amministrazioni, ad opera dei giovani delle comunità induiste.
Molto soddisfatto l’assessore Bergamaschi, che in occasione della presentazione ha dichiarato: “la filosofia è quella di creare cittadinanza attiva, sfruttando parte del proprio tempo libero per mettersi al servizio della comunità mediante piccoli lavori di manutenzione. We care sensibilizza i cittadini ad essere parte di una comunità più coesa, di un gruppo allargato dove svolgere un ruolo attiva nello sviluppo del bene comune. Il nostro progetto I care oggi ha un tassello in più”.
Grande la contentezza anche da parte della comunità induista. Come ha spiegato lo Svami Priyananda Giri – presente in rappresentanza dell’Unione induista italiana – “una delle regole dell’induismo è che tutto fa parte di un’intera famiglia. Poter collaborare ed integrarci per noi è un grande successo: spirito dell’iniziativa è stare insieme per svolgere un lavoro comunitario e per conoscerci. È anche un modo per fare qualcosa di bello per tutti. Questo non è che l’inizio: speriamo in futuro l’iniziativa possa evolversi”.
L’Unione induista italiana è ufficialmente riconosciuta dallo Stato italiano, con il quale ha siglato l’Intesa nel 2012. “Ciò – ha aggiunto Sri Ravicandra Natha – fa dell’Italia l’unico paese al mondo nel quale l’induismo è ufficialmente riconosciuto, e rende questa esperienza ancora più interessante”.
Stefano Zaninelli