Camere di commercio, possibile unione
tra province del sud Lombardia
Non solo province. Come già i lavoratori sapevano da tempo, anche le Camere di Commercio sono destinate ad una drastica riduzione per i tagli alla spesa pubblica decisi dal Governo Renzi. Nello scenario ancora in movimento, è insistente l’ipotesi di un’aggregazione di Cremona (che non sfiora nemmeno lontanamente le 80mila imprese iscritte, requisito minimo previsto dalla legge) con le altre province del sud Lombardia: Pavia, Lodi e Mantova, tutte sottodimensionate. Soprattutto Lodi, dove però il mondo imprenditoriale preferirebbe restare agganciato a Milano. Quello che durante il governo Monti non riuscì con il ridisegno delle amministrazioni provinciali, potrebbe dunque prendere vita per questi enti pubblici deputati alla tenuta e all’aggiornamento del registro delle imprese. In Lombardia, la sola Camera di Commercio di Milano conta oltre 400mila iscritti e la confinante Monza 89mila. Como, Lecco, Sondrio e Varese, se finissero unificate arriverebbero a raccogliere oltre 200mila iscritti e oltre duecento dipendenti. Bergamo e Brescia, con oltre 110 mila aziende iscritte, potrebbero restare autonome. Più problematica la situazione nella Bassa: le quattro province tra cui Cremona messe assieme, raggiungerebbero quota 168mila iscritti e 216 dipendenti. La dinamica delle aggregazioni tra soggetti economici del resto è già avviata, ad esempio tra i sindacati (Cisl e Uil hano ormai sedi sovraprovinciali) e tra le stesse associazioni di categoria.
Oltre al parametro dimensionale, l’altro requisito della riforma impone alle singole Camere di ridurre le società di servizi, le poltrone, e ovviamente tutte le spese.Sostanzialmente il Governo ha già deciso la riduzione del 35 per cento degli oneri che ogni anno le aziende iscritte devono pagare alle Camere di Commercio. Milioni di euro che stanno già venendo a mancare, ad esempio a Cremona, a sostegno delle Università e delle altre istituzioni culturali. La sede camerale di Cremona dispone di un patrimonio immobiliare di 36 unità, tra abitazioni, negozi, autorimesse ed uffici. Il valore dei canoni di locazione ammontava a circa 250mila euro a fine 2014. Quanto al personale, la cura dimagrante è in atto da tempo: un solo dirigente (il direttore Maria Grazia Cappelli) e due funzionari con incarichi di responsabilità (p.o).
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