Moschea, Arpini espone
le ragioni del sì e del no
Tino Arpini (Solo cose bune per Crema) e la moschea
A margine dell’incontro pubblico tenutosi lunedì scorso in comune, organizzato da Mondo Padano, c’è da segnalare una sostanziale cristallizzazione delle posizioni pro e contro. Un dialogo tra sordi che tende ad annullare reciprocamente le ragioni delle parti.
Una, prevalentemente la sinistra, dà priorità al diritto incondizionato di pregare, anche come mezzo che favorisca una migliore integrazione delle varie culture; ma lo fa in modo talmente “ingenuo” e quasi prioritario rispetto a tanti problemi che assillano la nostra comunità, proprio loro che le religioni le hanno sempre quantomeno ostacolate, da lasciar intravvedere qualche interesse elettoralistico in una fascia di popolazione in immigrazione massiccia, alla quale si dovrà prima o poi riconoscere anche qualche diritto civile, che già i nascituri sul nostro suolo possono chiedere al compimento del 18mo anno. E in questa volontà di concedere facilmente luoghi privati per il culto, ostentano alleanza con la chiesa cattolica, grazie ad interpretazioni benevole di alcuni, ma non tutti, presbiteri o laici cattolici di punta, che si distinguono per i loro poco celati orientamenti politici. Alleati a quella chiesa cattolica che altrettanto facilmente verrà considerata retrograda e inconciliabile su altre questioni come l’ equiparazione di diritti fra un matrimonio ed una coppia di fatto omosessuale, piuttosto che la fecondazione eterologa e via dicendo.
Un’altra parte, prevalentemente di centro destra, che non mette in discussione il diritto di tutti, quindi anche degli islamici, di pregare in un luogo adeguato. Il problema è che proprio verso gli islamici sorgono preoccupazioni di sicurezza per i frequenti casi di infiltrazioni da parte di estremisti, che nemmeno i responsabili sono in grado di fugare quando dichiarano di non conoscere personalmente tutti quelli che vi si recano per la preghiera. L’islam rappresenta una multiculturalità che li differenzia, quando non li contrappone, rendendo difficili soluzioni univoche o Intese con la Stato Italiano, come avvenuto per tutte le altre religioni; per questo potrebbero esserci anche a Crema, più moschee. Gli alert del ministero degli Interni nel 2014 sono numerosi ed è consolidato il dato del proselitismo occidentale a favore della “guerra santa”. Il secondo elemento da considerare è la reciprocità di diritti, visto che nei Paesi a cultura-religione-governo islamici le minoranze, ed in particolare i cristiani, nell’ordine stimato di almeno 7.000 all’anno, vengono ammazzati e le chiese distrutte. Infine, ma non da ultimo, la mancanza di considerazione per i diritti delle donne e le difficoltà per i matrimoni misti.
Stiamo correndo il rischio di una conquista islamica di tutto il mondo occidentale, facendolo teatro di quelle tragedie quotidiane che si intensificano sempre più nel Medio Oriente ed alle quali ci stiamo purtroppo inconsapevolmente abituando senza alcuna reazione. Questo potrebbe essere un disegno strategico facilitato dalla estrema fragilità interiore dell’Occidente cristiano, che smarrisce sempre più la sua anima identitaria e si piega facilmente a qualsiasi altra cultura, nel nome del multiculturalismo, che diventa indifferentismo e autolesionismo. Un fatto recente anche nella nostra città lo conferma: se alla premiazione del vincitore della maratonina di domenica scorsa qualche cattolico avesse chiesto ad eventuali ragazze immagine un poco discinte di scostarsi dal palco, sarebbe stato tacciato di bigottismo e subito emarginato; siccome l’ha chiesto un marocchino, persino la sindaca, seppur ben coperta, avrebbe dovuto allontanarsi per non sollevare suscettibilità alcuna, e tutti si sono rispettosamente adeguati.
Resto dell’idea che, come ha ben detto don Emilio, non si debba strumentalizzare politicamente la questione. Anche se lui stesso, riportando la sua grande esperienza pluriennale di vita a Gerusalemme ha indicato, come segno di speranza, soprattutto la crescita e l’amicizia condivisa sin da bambini nelle scuole da parte di ebrei, mussulmani e cristiani, chiosando però di ringraziare per se stesso Dio che l’ha fatto cristiano. Ripropongo quindi che ai nostri concittadini di fede islamica venga concesso un luogo pubblico controllabile e controllato per le loro manifestazioni di fede, con norme e orari da rispettare. Un luogo privato, più difficilmente accessibile, stante le condizioni di rischio di cui sopra, è l’ultima cosa da concedere.
Senza dire di tutte le riserve sul piano tecnico di quell’area di 3.300 mq individuata dal Sindaco su via Milano quale luogo di culto e per la quale chiede al Consiglio Comunale di approvare la variante al PGT. Non ho mai capito, infatti, perché, una volta eventualmente approvata, dovrebbe andare necessariamente al Centro Culturale Arabo piuttosto che ad un’altra confessione. Si dice già anche in diritto di superficie, senza sapere a quale prezzo con quale metodo di assegnazione. Un appezzamento di area stralciata da un lotto di 24.000 mq di proprietà comunale, un vero tesoretto che potrebbe irrimediabilmente sgonfiarsi di valore.
Questioni spirituali, questioni pratiche, certamente intrigate da affrontare con molta più grande responsabilità e rispetto del sentire comune dei cittadini.