Economia

Taba: dall’ultimo
vertice pochi, timidi
passi avanti

Niente di nuovo sotto il sole pandinese. Niente, almeno per la Taba Srl. Dall’incontro di ieri, 3 novembre, tra azienda e sindacati, non sono emerse novità sostanziali. E nemmeno si può parlare di soluzioni: il vertice ha avuto una natura prettamente interlocutoria. Al più, si può accennare a pochi, timidi passi avanti.

“È stato un incontro interlocutorio”, riferisce Rita Brambini, sindacalista CGIL. Sul tavolo, solo qualche sparuto dato. I nuovi consulenti della Taba, quest’oggi, a Treviglio, non avevano ancora i numeri definitivi. Il gioco delle parti continua.
La mediazione tra azienda e sindacati mantiene un profilo sfuocato. “L’azienda vuole andare avanti: ridimensionata, ma avanti”, spiega la Brambini. Con tutta probabilità rimarrà attiva la linea di stampaggio, che necessita di otto operai. E le altre decine di lavoratori? “La situazione che si sta delineando – illustra la sindacalista – è quella di un’uscita con l’utilizzo di ammortizzatori sociali”. Parola d’ordine: mobilità volontaria. Una soluzione, questa, che era già stata profilata nelle scorse settimane. Tuttavia, gli ammortizzatori, e le rispettive quantità d’erogazione, rimangono declinati al condizionale: “non abbiamo ancora ricevuto nessuna convocazione ufficiale”. Il documento con cui azienda e sindacati conciliano, è noto, necessita della firma del titolare. Ma di “autografi” ancora non se ne son visti.

Nei prossimi giorni, i consulenti della Taba incontreranno la titolare per riferire della negoziazione sindacale – le RSU asseriscono di non aver ancora avuto modo di incontrarla, in nessuno dei vertici promossi. Nel mentre, le maestranze avanzano le loro condizioni. Anzitutto, la volontarietà nell’utilizzo dell’istituto della mobilità: “è probabile qualche lavoratore deciderà spontaneamente di rescindere il contratto”, argomenta la Brambini. E, soprattutto, chiarezza nelle forme e nella sostanza. Le cifre sul numero di “esuberi” giocano a nascondino tra decine di altri numeri: quelli sulle modalità di erogazione del Tfr, e le liquidazioni delle spettanze non ancora pagate, ad esempio. Precondizione alla trattativa vera e propria sono dati certi e definitivi. Inoltre, quali garanzie offre l’azienda rispetto alla rateizzazioni dei pagamenti?, e in quale limite temporale?, si domandano i sindacalisti.

Una prima risposta, in merito al numero certo di licenziamenti, è attesa per mercoledì. Il 5 novembre è in programma un ulteriore incontro, tra azienda e sindacati. Ma guai a parlare di soluzioni definitive. La delegazione sindacale guidata da Rita Brambini si dice preparata, nel caso le carte in tavola dovessero cambiare. Negli ultimi tempi, infatti, le voci di corridoio si rincorrono. Da una parte, le rassicurazioni: nuovi clienti esteri per la ditta pandinese, nuovi ordini e un possibile futuro. Dall’altro uno scenario che disegna l’orizzonte a un braccio di distanza: la Taba è una bomba pronta ad esplodere, e c’è la possibilità non arrivi a Natale. Ma questi non sono che rumors. “In ogni caso – conclude la Brambini – noi siamo pronti a tutto”.

Zeta

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