Cronaca

Battaglia per la casa
Agazzi: ‘Io costretto
a interrompere consiglio’

Nella foto, le contestazioni del 2011

Antonio Agazzi

25 ottobre del 2011, ore 20,30: aula degli ostaggi del Comune di Crema. La seduta del consiglio comunale viene interrotta da un gruppo di persone che manifesta contro lo sfratto di Claudiu Mihai, romeno, licenziato dalla Isoelectric di Bagnolo Cremasco e allontanato dalla sua casa insieme alla famiglia perchè non può pagare il canone di affitto. Sulla vicenda è stato chiamato a testimoniare Antonio Agazzi, all’epoca presidente del consiglio comunale, sentito come teste nel processo davanti al giudice Maria Stella Leone nei confronti di 16 persone accusate di interruzione di pubblico servizio.

“Quella sera”, ha raccontato Agazzi, “avevo appena dato la parola all’allora sindaco Bruno Bruttomesso, quando nella parte riservata al pubblico è arrivato Claudiu Mihai accompagnato da un gruppo di sostenitori. Mihai ha interrotto l’esposizione del sindaco pretendendo di essere ascoltato”. Inutili le spiegazioni di Agazzi, che aveva tentato di spiegare che, “come da regolamento”, il pubblico può assistere ma non prendere la parola. “Poi hanno mostrato striscioni sul diritto alla casa”, ha continuato il teste, “gridavano ‘vergogna’, ce l’ avevano con me e con Bruttomesso, mi ricordo che non sono stati teneri”. Il teste ha anche confermato quanto ricordatogli dal pm onorario Silvia Manfredi. “Sì, è vero, dicevano ‘Agazzi buffone’ e ‘Bruttomesso vergogna, non si possono lasciare le famiglie in strada’”.
Agazzi ha riferito di aver “ripetutamente chiesto a tutti di tornare al proprio posto e di deporre gli striscioni”. “Tutto inutile”, per il teste, che in aula del tribunale non ha mancato di tirar frecciate all’attuale sindaco di Crema Stefania Bonaldi, all’epoca capogruppo del partito di minoranza. “Siccome non eravamo lontanissimi dalla campagna elettorale, la Bonaldi ha proposto di sospendere la seduta e di ascoltare ciò che avevano da dire”. “Ma allora”, ha rilanciato Agazzi, “qualsiasi cittadino può venire nell’aula consigliare e dire ciò che vuole, quando invece esistono i servizi sociali che peraltro si stavano già occupando del caso Mihai. A quel punto ho abbandonato lo scranno e la seduta è stata sospesa per circa un’ora perchè c’era una baraonda tale che il sindaco non poteva parlare”.
“Durante la sospensione”, ha continuato il teste, “gli agenti della polizia locale hanno tentato di ricondurre all’ordine quelle persone, ma i vigili erano solo in due, così il  segretario generale ha fatto una telefonata al Commissariato. In Comune è arrivata la polizia che ha poi convinto i presenti ad abbandonare l’aula e ad uscire da palazzo comunale”. A processo, Agazzi ha riconosciuto Mihai e altri due imputati.
Ha poi ripreso: “Non siamo politici senza cuore, il Comune di Crema per Mihai si è dato da fare. I servizi sociali avevano trovato anche una sistemazione per la moglie e la figlia presso le suore e per lui alla Casa dell’accoglienza. I servizi sociali si erano sbattuti, ma loro avevano sostenuto che non si devono dividere le famiglie”.
In aula sono state sentite anche le testimonianze dei due vigili chiamati dallo stesso Agazzi ad intervenire per calmare gli animi prima dell’arrivo della polizia.  “Noi eravamo all’esterno”, ha raccontato uno degli agenti, “poi queste persone sono salite e noi le abbiamo seguite. Si sono messe nelle prime file, hanno estratto striscioni e protestato verbalmente contro il sindaco e il presidente del consiglio. Erano in 25, noi in due. Abbiamo cercato di contenerli fino all’arrivo della polizia e della Digos. Successivamente di queste persone c’è stato un riconoscimento fotografico”.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 20 giugno. Tra gli imputati, anche Ivo Batà: “Io sono l’unico ad essere stato sempre seduto”, ha voluto chiarire a margine dell’udienza. “Mi hanno riconosciuto solo perché io ero segretario della Camera del Lavoro, ero quello che andava tutti i giorni in Comune per Mihai”.

Sara Pizzorni

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