Sciopero degli studenti, ragazzi
in piazza a Crema per protesta

AGGIORNAMENTO – Qualche kefiah al collo, un megafono e molti zaini. Si presenta così il gruppo di studenti che stamattina ha manifestato per le vie del centro città, facendo tappa in alcuni centri strategici: sede centrale del Pacioli; Liceo pedagogico Racchetti; via Stazione (passando per il Liceo Scientifico e l’Infopoint delle Autoguidovie); scuole Canossiane. Tappe scelte non a caso, raccontano gli organizzatori. Ognuno di questi posti rappresenta un simbolo, corrispondente ad (almeno) un punto del programma di protesta. Al contrario di quanto si possa pensare, la manifestazione di stamani non batteva bandiere politiche: “Non abbiamo connotazioni politiche”, confessa un ragazzo, “Ci interessa informare gli studenti sui nostri e loro diritti, e lottare per questi”. E la loro preoccupazione sembra piuttosto fondata: una ragazza del gruppo sostiene che “Ad alcune studentesse che non vogliono pagare il contributo volontario è stato detto che non potranno sostenere l’esame di maturità”.
Allora tutti in piazza, non solo per la difesa della volontarietà del contributo ma anche per avere istituti migliori e trasporti meno cari.
“Contro il caro trasporti gli studenti sono insorti”, “Signor Preside l’avvisiamo: il contributo non lo paghiamo”, “Fiducia nello Stato non ne abbiamo, il futuro è nostro e ce lo riprendiamo”. Questi gli slogan scanditi durante il corteo scortato dalle forze dell’ordine in tutta la città.
Ma perchè gli studenti sono scesi in piazza lo spiegano loro stessi.
Il contributo volontario riguarda tutte le scuole di Crema?
In tutte le scuole, a tutte le classi e a tutti gli studenti, al momento dell’iscrizione, viene richiesto questo contributo, che dev’essere volontario. In alcune scuole chi non paga questo contributo viene discriminato: al Racchetti giravano voci che chi non pagava li contributo non poteva fare corsi come il Pet (preliminary english test, nda), il First certificate e altri corsi di formazione. E i prèsidi non hanno smentito queste voci, anzi hanno dichiarato pubblicamente, sui giornali, che secondo loro è corretto non fornire questi servizi a chi non paga il contributo. Ad esempio, l’anno scorso il CSP (Coordinamento Sempre in Lotta, nda) ha vinto la battaglia al Pacioli…
Quale battaglia?
Il CSP, l’anno scorso, al Pacioli, s’è opposto a questa politica di discriminazione, e alla fine il Preside ha ritirato la proposta di distinguere chi paga il contributo da chi non lo paga. Per questo motivo è già da due anni che la battaglia contro il contributo va avanti. E la questione ha avuto risonanza nazionale: alcuni media hanno trattato la questione di alcune scuole che fanno pagare il contributo giustificandolo come mantenimento dei laboratori e innovazione dell’offerta formativa. Sono anche arrivate delle circolari dal Ministero, che però i presidi non hanno recepito. Noi allora chiediamo che queste esigenze vengano coperte con i fondi pubblici, e che questi fondi non vengano destinati alle scuole private.
Fondi pubblici a scuole private, com’è successo per quello che doveva essere il nuovo polo scolastico di Cl. Abbiamo trattato anche questo argomento. Vorremmo che il nuovo polo del Racchetti, previsto a S. Bartolomeo venisse spostato nella scuola di Cl, e che quindi questa venga finita. Per questa campagna stiamo aiutando nella raccolta firme. Anche perché crediamo che questa scuola venga costruita in una zona dove non ce ne sono altre, e quindi creerebbe meno ingorghi e meno problemi di trasporto per gli studenti e per le altre scuole.
Tornando a quello che già c’è: quali sono i disagi delle infrastrutture scolastiche di Crema, per cui avete indetto la manifestazione?
Il Racchetti sta cadendo a pezzi: alcune finestre sono rotte o non si chiudono, cade l’intonaco dal soffitto, non va il riscaldamento e, quando va, è come se non andasse. Tant’è che ci sono classi a cui li Preside ha detto di portarsi le coperte da casa perché non si può fare nient’altro. E non è accettabile che ai giorni nostri si vada a scuola con le coperte! In più la nostra scuola non è a norma, per il numero di studenti che abbiamo. I piani sopraelevati non possono tenere più di 100 alunni nel corridoio. Quindi, ad esempio, fare un’assemblea richiede di dividere le classi e spostarle. È anche per questo motivo che vogliono spostare la sede.
All’Itis Tecnologico, invece, il sovraffollamento ha raggiunto livelli incontrollabili. Si parla di ridimensionamento delle aule e di dislocazione degli studenti in altre sedi. Siamo arrivati ad avere trenta studenti per classe, in più di una classe.
Quali sono, nel concreto, i punti principali delle vostra protesta?
La lotta al contributo volontario, o quantomeno la non discriminazione verso chi decide di non pagare il contributo che, come dice il termine, dev’essere volontario; il risarcimento, da parte del Ministero, dei soldi prestati dagli Istituti, a credito; l’applicazione della legge sul diritto allo studio. Inoltre, come già detto, uno dei nostri obiettivi principali è quello di informare gli studenti; devono essere consapevoli che la scuola dev’essere un diritto innegabile della persona, che non deve subire discriminazioni.
Quali sono le vostre aspettative, quali risposte sperate vi diano dal Ministero e dagli organi competenti?
Speriamo che vedendo l’indignazione degli studenti la pubblica amministrazione decida di risolvere il debito contratto con gli istituti scolastici, di modo da poter effettuare tutti quegli interventi che ci garantiscano una scuola ed una didattica di qualità, anzitutto. Speriamo anche che non si verifichino più pressioni, né minacce, al pagamento del contributo volontario, e che i soldi versati per tale ragione vengano utilizzati per appianare il debito di bilancio, perché, ad oggi, vengono utilizzati proprio per quello. Inoltre, speriamo che i prèsidi facciano a loro volta pressione al Ministero affinché venga bloccata questa politica di tassazione, che ormai è divenuta insopportabile, anche perché i nostri genitori già pagano le tasse, che in parte servono proprio a finanziare la scuola.
Allo sciopero generale hanno aderito dalle 14,30 alle 18,30 anche le Autoguidovie che non garantiscono la regolarità delle corse.
I sindacati invece si sono ritrovati dalle 15 di fronte alla prefettura di Cremona per far sentire le loro ragioni e la loro voce contro la legge di Stabilità.
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