Cronaca

Scuole senza soldi, i presidi
bussano alle famiglie
Gli studenti: “Se non paghiamo
niente internet e gite”

Sopra, Marco Favalli, Marta Arpini, Alessio Maganuco e Letizia Casali

Il governo taglia i fondi alle scuole? E gli studenti pagano. Anzi no, si rifiutano. La campagna contro il pagamento dei cosiddetti contributi volontari, che tanto volontari non sembrano essere, è stata ufficialmente lanciata dagli studenti del Comitato per la difesa della scuola pubblica. In quattro studenti del Racchetti e del Pacioli, hanno illustrato la battaglia del Comitato. Alessio Maganuco, Marco Favalli, Marta Arpini e Letizia Casali, hanno detto basta a questo contributo che molte famiglie non possono pagare, ma che le scuole chiedono, anzi pretendono, dicono, utilizzando una sorta di “ritorsioni” sugli studenti. Dalle 160 alle 190 euro il contributo chiesto dal Pacioli, da 130 fino a 150 quello dell’Itis, 130 quello del Racchetti e dell’Artistico. E senza alcuna possibilità di rateizzazione, fatto salvo per il Pacioli e le Marazzi.

E così sul banco degli imputati ci finiscono, non solo il governo, reo di aver tagliato i fondi alle scuole e costretto i presidi a chiedere contributi alle famiglie, ma i dirigenti scolastici stessi. Sotto accusa il preside del Pacioli, Giuseppe Strada e quello del Racchetti, Celestino Cremonesi. La colpa? “Al Pacioli – spiegano i ragazzi – sono stati tagliati 50mila euro di contributi, da 79mila a 29mila su un bilancio di 900mila euro. E per recuperare quanto manca chiedono i contributi. Chi non paga? Gli vengono tolte le password per l’accesso a internet e la possibilità di utilizzare i computer. Questo compromette anche le nostre attività di studio in alcune ore come informatica ed altre materie per le quali si utilizzano i computer. Al Racchetti ci sono intere classi che non lo pagano e da quest’anno non avranno diritto alla gita, perchè con quello veniva pagata anche l’assicurazione, ma il preside ha detto che non lo farò più”, spiegano gli studenti. E aggiungono: “Ci accusano di voler far fallire la scuola, ma non è il nostro intento. Il problema è che tante famiglie non possono pagare e che i contributi se sono facoltativi non devono essere resi obbligatori con questa sorta di ricatti”.

La soluzione? Difficile da trovare. Per questo gli studenti hanno bussato la porta alla politica invitando i capigruppo in consiglio comunale ad ascoltarli e chiedendo che vengano fatte pressioni sul governo perchè  ripristini il contributi. All’appello hanno risposto solo il capogruppo di Sel, Emanuele Coti Zelati, e quello di Servire il cittadino, Antonio Agazzi oltre al segretario di Rifondazione, Antonio Miglio. Una discussione aperta anche sei trasferimenti dallo stato sono sempre meno e le casse delle scuole sempre più vuote.

Un altro esempio? Il dirigente dell’Istituto comprensivo di Sergnano, Giuseppe Noce che ha chiesto ai genitori di munire i figli non solo di libri e quaderni, ma anche di carta igienica.

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